STEFANIA TOTARO
Cronaca

Maria Teresa Avallone morta per un ritocco estetico: confermata, ma ridotta, la condanna per il chirurgo estetico

Seregno, nel 2019 Maurizio Cananzi aveva sottoposto a un intervento nel suo studio medico la 39enne: dopo l’anestesia era andata in arresto cardiocircolatorio e non si era mai più ripresa

Maria Teresa Avallone, 39 anni, impiegata in ospedale, è deceduta nel 2019 per un arresto cardiaco dopo la somministrazione dell’anestesia in uno studio medico

Maria Teresa Avallone, 39 anni, impiegata in ospedale, è deceduta nel 2019 per un arresto cardiaco dopo la somministrazione dell’anestesia in uno studio medico

Seregno (Monza Brianza), 2 Febbraio 2025 - Confermata anche in appello, ma scesa ad un anno di reclusione, la condanna per la morte di Maria Teresa Avallone sottoposta ad un trattamento per il sollevamento dei glutei.

Il Tribunale di Monza aveva inflitto un anno e quattro mesi di reclusione, con la pena sospesa e non menzione della condanna sul certificato penale, per l'accusa di omicidio colposo a Maurizio Cananzi, chirurgo estetico con studio a Seregno. Al processo si sono costituiti parti civili i genitori e i fratelli di Maria Teresa, che hanno ottenuto dal giudice il riconoscimento del diritto ad un risarcimento dei danni con una provvisionale di 80mila euro. Effetti di natura civile ora confermati dalla sentenza della Corte di Appello di Milano, che ha fatto scendere la pena di quattro mesi sulla base di motivazioni che non sono state ancora rese pubbliche.

La vittima 39enne, impiegata all’ufficio accettazione dell’ospedale San Raffaele di Milano e residente a Desio, si era recata il 5 marzo del 2019 nello studio medico per il trattamento in day hospital. Non era la prima volta che si sottoponeva a piccoli ritocchi, anche con somministrazione di anestesia locale.

Ma quel giorno, secondo la ricostruzione della vicenda giudiziaria, pochi minuti dopo l'anestesia, la donna è andata in arresto circolatorio dopo una crisi convulsiva di tipo epilettico come reazione rara ad un dosaggio regolare di anestetico. Immediatamente il chirurgo, che in quel momento si trovava da solo con la paziente all’interno dell’ambulatorio, ha iniziato il massaggio cardiaco e ha chiesto l’intervento del 118. Poi l'arrivo dell'ambulanza e il trasporto all'ospedale San Gerardo di Monza, dove la 39enne è stata ricoverata nel reparto di Neurorianimazione. Ma è morta dopo tre giorni di coma.

Sotto accusa il mancato utilizzo del defribillatore presente nello studio medico. Il chirurgo invece nega che il defibrillatore fosse utilizzabile per la presenza di flusso elettrico da lui riscontrato dai parametri della paziente e non è escluso che ricorra in Cassazione.