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MONICA GUZZI
Cronaca

Missione Unesco La Brianza ci riprova e mette in campo le dimore di delizia

Nuova strategia dopo il fallimento della corsa alla World Heritage List del complesso Reggia-Parco, penalizzato nel 2009 dall’autodromo.

Missione Unesco  La Brianza ci riprova  e mette in campo  le dimore di delizia
Missione Unesco La Brianza ci riprova e mette in campo le dimore di delizia

di Monica Guzzi

Non sarà solo l’anteprima di primavera del grande evento autunnale, giunto ormai alla 21esima edizione. L’edizione di “Ville Aperte in Brianza“, che aprirà i battenti il 29 aprile con la formula delle visite guidate ai gioielli del territorio, sarà soprattutto una vetrina per la candidatura Unesco delle dimore di delizia del territorio.

Dopo i tentativi falliti negli anni passati di inserire il complesso della Villa Reale e del suo Parco nella lista dei beni Patrimonio dell’Umanità, la Brianza ci riprova con un nuovo progetto.

Il presidente della Provincia di Monza e Brianza Luca Santambrogio ne parla da qualche mese, ieri l’annuncio ufficiale alla presentazione della rassegna primaverile: il progetto parte davvero. Non punterà a un solo bene, ma a una costellazione, o, come piace dire nella Brianza del lavoro di squadra, una rete.

Santambrogio l’ha definita "una pazza idea", quella appunto di "candidare le nostre ville di delizia come Patrimonio dell’Umanità", perché "l’obiettivo non è semplice, ma ci sono molti beni meno importanti delle nostre ville che sono promossi meglio grazie a questo riconoscimento".

Un obiettivo messo nero su bianco sullo stesso comunicato che promuove l’evento e che definisce la peculiarità di questa realtà tipicamente brianzola.

"L’espressione ville di delizia racchiude tutte quelle dimore di pregio costruite a partire dal XVI al XIX secolo dalle famiglie nobiliari milanesi che in Brianza trascorrevano lunghi periodi di vacanza e riposo, beneficiando del clima particolarmente salubre presente a nord di Milano – sottolinea la Provincia –. Qui si dedicavano ad attività di svago quali caccia, giochi, feste, attività per le quali le ville e i parchi erano particolarmente adeguati, con le loro sale affrescate, i passaggi nascosti, i vialetti e le serre: ogni elemento concorreva a rendere piacevole la permanenza in villa e a mostrare agli ospiti la ricchezza e il potere dei proprietari".

Un patrimonio particolarmente ricco, dalla Villa Reale di Monza, dimora estiva dagli Asburgo ai Savoia, fino a Palazzo Arese Borromeo a Cesano Maderno, Villa Borromeo D’Adda ad Arcore, o ancora Villa Cusani Traversi Tittoni a Desio, sono decine le dimore che hanno ospitato momenti di svago e cenacoli artistici nei secoli. Ora si tratta di mettere tutto ciò nel dossier per l’Unesco. La prima scadenza è il 23 settembre e gli uffici si sono già messi al lavoro, poiché entro questa data bisogna presentare una prima candidatura al dipartimento Unesco presso il ministero della Cultura. Per redigere questo primo rapporto, sarà formato un gruppo di lavoro con esperti di storia e di arte e docenti universitari, che definiranno meglio l’area scremando tra le diverse ville. Se il progetto supererà la prima fase (il verdetto arriverà nel giro di un anno), un secondo gruppo di lavoro, più tecnico-giuridico, lavorerà alla formulazione della candidatura vera e propria. Si calcola che l’iter possa durare dai due ai cinque anni.

Monza e la Brianza tornano quindi a sperare dopo un paio di tentativi falliti di portare i propri beni nella World Heritage List. L’ultima doccia fredda è arrivata nel 2009, quando a margine del Forum mondiale della cultura ospitato proprio alla Villa Reale, Françoise Rivière, l’allora direttrice aggiunta dell’Unesco, aveva motivato la bocciatura della candidatura della Reggia tra i beni Patrimonio dell’Umanità con la sua vicinanza all’autodromo. "In Italia – aveva spiegato allora Rivière, aggiungendo anche una motivazione politica – ci sono già 44 siti protetti (oggi sono diventati ben 58, ndr) e c’è bisogno di riequilibrare. Villa Reale ha tutte le caratteristiche per entrare nella lista, ma la presenza dell’autodromo nel suo parco è un ostacolo".

Evidentemente i brianzoli hanno fatto tesoro di queste spiegazioni e hanno scelto di cambiare strategia.