SONIA RONCONI
Cronaca

Meda, viaggio nel quartiere travolto dal Tarò: “L’incubo di 70 anni fa si ripete"

Il sindaco Luca Santambrogio ha chiesto lo stato di emergenza, ma punta il dito contro Aipo, l’Agenzia interregionale per il fiume Po: "Non interviene"

Il giorno dopo si pulisce quel che resta dell'esondazione

Il giorno dopo si pulisce quel che resta dell'esondazione

Meda (Monza e Brianza) – Si spala ancora nel quartiere Svizzera di Meda. E ai bordi delle strade si accumulano pezzi di vita ormai da buttare: elettrodomestici, materassi, divani, mobiletti in legno. Impossibile salvarli. Tutto è finito sott’acqua martedì mattina. Gli abitanti provano a tornare alla normalità. Anche se il maltempo non è finito. Ma almeno il torrente Tarò malgrado la forte pioggia è sotto controllo: il suo livello ieri era a +0,35 metri, il rischio di esondazione lo si raggiunge a +3,60 metri all’idrometro di via Luigi Rho. Martedì quel livello è stato superato. Invadendo strade, case e negozi. In pochi si sono salvati. E c’è chi rivive la grande paura di ormai 70 anni fa, quando neonata venne portata via dal Tarò in piena che aveva allagato la casa dei suoi genitori.

"Erano i primi giorni di novembre del 1951 – racconta Rina Del Pero –. Allora abitavamo al primo piano, a livello strada c’era le botteghe". Ricorda i racconti dei genitori: "Nell’aria si percepiva qualche cosa di strano, come un presagio. Continuava a piovere, incessantemente, in poco tempo l’acqua arrivò a due metri di altezza. Dal lato più isolato della corte iniziò ad arrivare un bollore di acqua fangosa e fu subito chiaro che il torrente Tarò, luogo di tanti giochi festosi dei bimbi, aveva cambiato la sua solita direzione: era esondato e iniziava ad allagare anche il quartiere".

Nella piccola casa-bottega la signora Rina allora bambina dormiva adagiata su un vecchio divano insieme alla sorella. "Mamma Mariella prese in braccio mia sorella maggiore e corse su per la stretta scala che portava alla camera da letto, divisa con una parete di legno per poterne ricavare anche la cameretta delle piccole. Non fece in tempo a scendere perché ormai l’acqua aveva raggiunto un livello pericoloso, ma soprattutto era entrata nella cucina e aveva sollevato il divano. Era come una barca".

La corrente lo spinse verso il ’caselìn’, il passaggio a livello cosiddetto “dell’Ugo e della Mariella“ perché proprio lì c’era la bottega di salumeria e macelleria dei fratelli Asnaghi. "Nel frattempo, erano giunti, su una scialuppa di salvataggio i pompieri di Seregno che mi raccolsero e mi riportarono da mia mamma". Quando Rina è cresciuta e le hanno raccontato la sua disavventura "ho iniziato ad avere meno simpatia per l’acqua. E oggi mi è sembrato di rivivere la stessa paura che provò mia madre vedendomi portare via dalla corrente". Una storia che si ripete. Anche se per Roberto Leonardi e Giulia Forgione questa è la prima alluvione. Vivono nel rione dal 2020. E guardandoli spazzar via il fango dalla loro casa, i vicini gli hanno detto “benvenuti tra noi”.

Tra le macerie da buttare sono spuntati anche alcuni pesci del torrente. Roberto ha mollato tutto per salvarli: "Tentavano disperatamente di trovare il torrente, ho preso un retino e un catino e li ho messi in salvo". Ai medesi non resta che rimettersi in piedi. Il sindaco Luca Santambrogio ha chiesto lo stato di emergenza, ma punta il dito contro Aipo, l’Agenzia interregionale per il fiume Po: "Con loro negli anni passati abbiamo avuto molti contatti, ma mai una risposta in grado di risolvere i problemi una volta per tutte. Noi manteniamo il reticolo minore, loro non intervengono sul reticolo primario".

Intanto è già partita la raccolta dei danni subìti sia dalle abitazioni private sia dalle attività produttive. La lista dev’essere presentata entro domani, allegando anche foto e una stima delle spese sostenute per ripartire. Il Comune ha messo a disposizione un modello scaricabile dal proprio sito e da inviare all’indirizzo emergenzameda@comune.meda.mb.it. In questi giorni continuano poi le operazioni di pulizia delle strade dal fango, mentre restano sfollati gli inquilini delle case comunali con abitazioni inagibili in via Rho, via De Amicis e via Scultori Fantoni.