La nuova mantide brianzola: altri due casi sotto la lente. E lei per ora sta in silenzio

Cornate, drogati e derubati. Faro dei carabinieri sulle vicende fotocopia

Lindys Perez Filip, 40 anni

Lindys Perez Filip, 40 anni

Cornate d’Adda (Monza) – Una vita tutta da capire, almeno un paio di altri episodi su cui gli inquirenti vogliono vedere chiaro, in attesa che altre vittime possano farsi avanti. La vicenda di Lindys Perez Filip è ancora in parte un mistero. La quarantenne di origini cubane, che ha anche la cittadinanza boliviana, è stata arrestata per rapina, con l’accusa di avere drogato con le benzodiazepine due uomini, che hanno rischiato la vita.

Uno in un incidente stradale, l’altro per un malore in conseguenza del quale è ancora ricoverato dopo giorni in Rianimazione al San Raffaele. La donna, senza fissa dimora, ma con una casa in prestito in Brianza, agiva a Cornate. Qui una settimana fa aveva incontrato in auto un tassista di 52 anni del Sud Milano, derubandolo di 650 euro. L’uomo, sulla strada del ritorno, stordito e confuso dalla droga, era uscito di strada finendo contro un cancello. Si era accorto del furto dal marsupio e aveva denunciato. Venerdì il secondo episodio. Sempre un incontro in auto, con un 66enne di Trezzo sull’Adda.

Il colpo non va a segno, perché il caffè "corretto", portato da lei in un thermos e servito in bicchierini di carta, ritrovati nell’appartamento che occupava, agisce troppo e troppo in fretta. Il pensionato ha un grave malore e deve intervenire l’elisoccorso. Ora è ancora ricoverato e non ha parlato con chi indaga. Ma lo farà a breve. La 40enne, intanto, viene fermata. I carabinieri le trovano il flacone dello psicofarmaco. Ma non è finita. Gli investigatori sono al lavoro su un altro paio di episodi consumati in zona con le stesse caratteristiche: la chat in rete, l’appuntamento in macchina, la "tazzurella" prima di allontanarsi con il bottino. Reticenze e imbarazzi potrebbero avere fin qui frenato potenziali denunce. Ma il lavoro dei militari di Vimercate non è concluso. La donna raccontava di sé alle vittime di essere un’infermiera. Ma cosa abbia fatto di preciso finora è tutto da ricostruire.

Probabilmente in passato si è mantenuta anche lavorando nel campo sanitario. Abbastanza per capire, quantomeno, come agiscano le benzodiazepine. "In Bolivia faceva la fisiatra – spiega l’avvocato Giuseppe Del Campo che con la collega Milena Porro difende la quarantenne -. Finora l’ho vista una sola volta, per una mezz’ora. Un incontro in carcere non certo in condizioni ottimali – aggiunge – servito per la lettura degli atti. Esprimersi ora sarebbe azzardato. All’udienza di convalida, la nostra assistita si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Ma si è riservata di parlare in seguito".