
Giuseppe Malaspina (in foto) torna in Tribunale per un nuovo processo per bancarotta fraudolenta. Sotto la lente dei giudici...
Giuseppe Malaspina (in foto) torna in Tribunale per un nuovo processo per bancarotta fraudolenta. Sotto la lente dei giudici il fallimento chiuso l’anno scorso della “Gestioni immobiliari“ che faceva parte del gruppo di società del costruttore calabrese trapiantato in Brianza e già condannato in primo grado dal Tribunale di Monza a 12 anni di reclusione con l’accusa di avere tentato di salvare il suo impero immobiliare milionario dal fallimento assoldando una “corte dei miracoli“ di collaboratori e professionisti, questi ultimi invece tutti assolti. Anche per una scure giudiziaria sulle intercettazioni non utilizzabili che viene dalla Cassazione. Ora è in corso il processo di appello dove queste intercettazioni sono invece ritenute ammissibili ed è stata chiesta la conferma della condanna a 12 anni di reclusione per Malaspina e la conferma dell’assoluzione solo per l’avvocato ex giudice della sezione fallimentare monzese Gerardo Perillo e invece la condanna a 5 anni e 2 mesi per l’avvocata Fabiola Sclapari e a 4 anni e mezzo ciascuno per i commercialisti Antonio Ricchiuto (genero di Perillo) e Salvatore Tamborino. Ma è invece stata proprio l’inutilizzabilità delle intercettazioni a spingere la Corte di Cassazione ad annullare, con rinvio ad un’altra sezione della Corte di Appello di Milano, la sentenza di secondo grado che, rispetto alla decisione di primo grado del Tribunale di Monza, aveva deciso pene quasi dimezzate, tra assoluzioni per alcune accuse e prescrizioni per la parte dei presunti complici di Giuseppe Malaspina condannati con il rito abbreviato.
Il Tribunale di Monza aveva deciso 20 condanne fino a 6 anni e mezzo a vario titolo per reati fallimentari e tributari, trasferimento fraudolento di valori e riciclaggio. Intanto Malaspina è ora chiamato nuovamente alla sbarra.
"Si tratta di una bancarotta documentale – ha spiegato ieri in aula la curatrice del fallimento – con fatti contestati tra il 2014 e il 2015. Questa società come le altre a valle del gruppo gli erogavano liquidità ma poi non è risultata avere mezzi per la propria gestione". Si parla di 216mila euro di accollo di un mutuo e di un’erogazione di 900mila euro. Si torna in aula a fine marzo.
S.T.