Da Lentate a Busto Arsizio, l'appello: "Vogliamo giustizia per Simone Mattarelli"

Troppi dubbi per la famiglia del giovane brianzolo trovato impiccato a Origgio, ieri l’udienza di opposizione alla richiesta di archiviazione

I familiari e gli amici di Simone Mattarelli davanti al Tribunale di Busto Arsizio

I familiari e gli amici di Simone Mattarelli davanti al Tribunale di Busto Arsizio

Lentate sul Seveso (Monza), 24 novembre 2021 -  “Non perderai mai la voce, giustizia per Simone Mattarelli”. Sono le scritte apparse sugli striscioni appesi ieri all’ingresso del Tribunale di Busto Arsizio da familiari e amici del 28enne di Lentate sul Seveso fuggito a un posto di controllo dei carabinieri a Desio il 3 gennaio scorso e ritrovato poi impiccato dentro una ditta a Origgio nel Varesotto. L’occasione è stata l’udienza per l’opposizione alla richiesta di archiviazione presentata dalla Procura bustese del fascicolo penale contro ignoti per istigazione al suicidio sulla morte del giovane.

I genitori di Simone hanno accompagnato il loro difensore, l’avvocata Roberta Minotti, davanti alla giudice per le udienze preliminari Tiziana Landoni chiamata a prendere una decisione che verrà resa nota nei prossimi giorni. "Simone aveva mille motivi per vivere e nessuno per togliersi la vita: aveva una ragazza con la quale stava per andare a convivere, aveva un lavoro stabile, aveva ricevuto una cospicua eredità ed era amato da tutti", sostiene chi conosceva bene il 28enne. La Procura ha chiesto l’archiviazione in quanto non ritiene commesso il reato ipotizzato. Per il medico legale nominato dalla pm Susanna Molteni non ci sono elementi per dubitare che si sia trattato di un suicidio, a seguito dell’assunzione di un’elevata dose di droga nelle ore precedenti alla sua morte. Ma a risultati diversi sono invece arrivate le due perizie medico legali e una tossicologica affidate ai consulenti nominati dai famigliari. "Quanto alle cause della morte, la conclusione è che Simone non si è suicidato e prima di morire ha subito un’aggressione a cui ha cercato di reagire - ricostruisce l’avvocata Minotti - Sul suo corpo sono presenti lesioni, anche interne, da ricondurre a traumi subìti e tentativi di difesa".

I famigliari chiedono alla giudice che non archivi la vicenda ma disponga nuovi accertamenti tra cui un esperimento che accerti la posizione del giovane, trovato impiccato con la cintura dei suoi pantaloni a un macchinario a cui è appoggiato in posizione quasi completamente eretta, poi l’analisi di eventuale materiale sotto le unghie del ragazzo alla ricerca di profili di dna non suoi e l’acquisizione delle registrazioni dei colloqui tra le centrali operative.