
L’assist di Galliani: "Nesta come Sacchi"
di Michael Cuomo
Sorseggiare un caffè è il modo migliore per cominciare una giornata. Per Alessandro Nesta il modo più leggero per prendere contatto con Monza, dopo aver vissuto da calciatore un decennio nella vicina Milano. Il ritorno da queste parti è opera della stessa persona che più di vent’anni fa, lavorando ai fianchi del presidente, riuscì a strapparlo alla Lazio garantendo a quel Milan di blindare la difesa con uno dei migliori centrali della storia del calcio.
Adriano Galliani, a questo ritorno, ha voluto regalare una nota romantica in più, come è solito fare soprattutto da quando le corde del suo cuore hanno intrecciato nuovamente i colori della sua vita: il bianco e il rosso del Monza. Questa volta non c’era la vibrazione del tram meneghino a rendere ancora più trepidante l’attesa, come quando nel 2002 Nesta si affacciava dalla lussuosissima terrazza dell’Hotel Gallia, ma una stretta di mano in Brianza che arriva nel giorno diventato tra i più significativi per tutto il club, entrato quindi di diritto nella storia brianzola: quello dell’intitolazione del centro sportivo a Silvio Berlusconi e al papà Luigi, a cui già era stato dedicato un paio d’anni fa. È lì che gli occhi dell’amministratore delegato - arrivato alla cinquantesima stagione da dirigente sportivo - lunedì pomeriggio brillavano della stessa ambizione di sempre, ed è lì che quotidianamente, tra meno di un mese, il nuovo allenatore comincerà a coltivare ambizioni e sogni come avrebbe voluto il presidente.
"Io ricordo solo a qualche scettico, ma sono pochi, che Arrigo Sacchi, primo allenatore di Silvio Berlusconi, non aveva mai allenato in Serie A, e che Raffaele Palladino, nostro ultimo allenatore, non aveva mai allenato in Serie A. Visto che c’è un detto che dice "non c’è due senza tre", auguro ad Alessandro Nesta di avere la stessa buona sorte e le stesse capacità di Sacchi e Palladino". Le responsabilità aumentano quando Adriano Galliani ti presenta così a microfono aperto, davanti a telecamere e taccuini, ma soprattutto alle cariche societarie e a una rappresentanza di tifosi. Ma Sandro sa come prenderle e soprattutto affrontarle le responsabilità: in campo ci metteva il fisico nei duelli, poi capiva sempre quando era il momento giusto per rischiare il tackle. Che tradotto in panchina dovrà essere abbinare una innovazione che dovrà passare da questioni tecnico-tattiche, fino all’aspetto umano e motivazionale che negli ultimi anni ha fatto da elemento in più per il raggiungimento dei grandi risultati nei primi due campionati in massima serie della storia biancorossa. Un po’ come ha fatto nell’ultimo anno alla Reggiana, stimolando una squadra giovane fino a solleticare il sogno playoff, ma ancor prima al Frosinone, arrivando al Picco contro lo Spezia di Vincenzo Italiano uscendo non senza rimpianti da una doppia finale che premiò l’attuale tecnico del Bologna.
"Non vedo l’ora di mettere la mia passione e la mia dedizione al lavoro al servizio di questa società", sono le prime parole di Nesta. Passerà in fretta, questa attesa. Come è già passato un ventennio da quella volta, che ora sembra più vicina perché "certi amori non finiscono". Questo amore, da contratto, durerà al massimo due anni. Ma questo amore, con queste ambizioni, vorrà durare il più a lungo possibile.