Monza – Le note della Manon di Massenet si innalzano nel Santuario della Madonna delle Grazie. Un omaggio. Lui l’aveva cantata, quell’opera lirica, al suo debutto a sorpresa alla Scala, buttato in scena al posto di Luciano Pavarotti bloccato da un volo aereo che faceva le bizze. Se l’era cavata più che bene Renato Cazzaniga in quella sera del 1968.
Il tenore brianzolo, nato a Lecco 81 anni fa, vissuto a lungo a Monza, il suo buen retiro a Renate, il decesso e l’ultimo saluto ancora nella “sua“ città adottiva, ieri pomeriggio ha preso congedo. Ad accompagnarlo moglie, figli, nipoti, amici. Il Comune di Monza ha mandato il suo Gonfalone con l’assessore al Welfare Egidio Riva, presenti anche l’ex sindaca Rosella Panzeri e l’ex assessore alla Cultura Massimiliano Longo. Ai piedi dell’altare anche il gagliardetto del Calcio Monza inviato da Adriano Galliani, che era stato suo compagno di banco al Mosè Bianchi. E che ricordava l’altro giorno una trasferta epica in moto a Mantova con l’amico tenore, nel giugno del 1966. Andò male, il Monza pareggiò e retrocesse in Serie C, ma Cazzaniga sarebbe sempre rimasto tifoso dei biancorossi, di cui era andato a vedere le partite allo stadio.
Ma la vera passione e il mestiere di una vita di Renato Cazzaniga era stata la musica. Ottimo tenore, figlio di Ilda Brunazzi, celebre soprano, calcò i palcoscenici dei teatri più prestigiosi, dalla Scala alla Fenice di Venezia, dall’Arena di Verona al Comunale di Firenze, dal Bolshoi di Mosca ai teatri d’opera di Parigi, Dallas, Montecarlo, Tokyo, sotto la guida di direttori d’orchestra come Abbado, Muti, Prêtre, Maazel. Una delle sue allieve, il soprano giapponese Ayako Suemorì, ha intonato ieri alcune celebri arie. A celebrare le esequie un amico di famiglia, il teologo della Cattolica don Ferdinando Citterio. Dopo la cremazione, le ceneri di Renato Cazzaniga riposeranno nella tomba di famiglia al fianco della celebre zia, la pittrice Pina Sacconaghi.