La ct e la sua vice depositano la loro verità

Una memoria difensiva alla Procura sportiva che ora ha 30 giorni per decidere: in caso di condanna rischiano anche la radiazione

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Sui presunti maltrattamenti alle Farfalle della Nazionale di ginnastica ritmica, l’ex direttrice tecnica dell’Accademia internazionale di ginnastica di Desio, riconfermata solo come allenatrice e la sua assistente presentano una memoria difensiva per la giustizia sportiva, che entro un mese deciderà le loro sorti, con il rischio anche della radiazione. Emanuela Maccarani e Olga Tishina sono state deferite dalla Procura federale della Federginnastica per avere adottato almeno fino al 2020 "metodi di allenamento non conformi ai doveri di correttezza e professionalità, ponendo in essere pressioni psicologiche e provocando in alcune ginnaste l’insorgere di disturbi alimentari e psicologici". In particolare vengono loro attribuite frasi rivolte alle atlete come "sembri un maialino", "la pancia cresce" oppure "come fai a guardarti allo specchio". Ora, però, lei e la Tishina, con i rispettivi legali, hanno la possibilità di avanzare la loro linea difensiva dopo che è scaduto il termine di 20 giorni per presentare una memoria o chiedere di essere ascoltate personalmente. Poi sarà il Tribunale federale a decidere entro 30 giorni l’assoluzione o la condanna, che può prevedere dall’ammonizione all’ammenda, passando alla sospensione da 15 giorni a 2 anni fino alla radiazione.

Nel frattempo le due coach sono anche indagate dalla Procura di Monza che lavora all’ipotesi di maltrattamenti e che ha fatto sequestrare i loro cellulari (una seconda volta dopo il dissequestro da parte del Tribunale del Riesame di Monza per carenza di motivazione) insieme a quelli di altre due dello staff e a quelli di tre giovanissime atlete, diverse da Anna Basta e Nina Corradini, che con le loro esternazioni hanno fatto partire l’inchiesta della magistratura monzese.

Dopo il secondo sequestro, Olga Tishina ha presentato al gip del Tribunale di Monza una richiesta di incidente probatorio per l’analisi condivisa tra accusa e difesa del contenuto dei telefonini, ma è stata respinta. Ora la stessa istanza è stata presentata dalla Maccarani con l’invito a limitare l’esame dei dispositivi alle soli parti necessarie ai fini dell’inchiesta, tutelando la privacy delle persone coinvolte, soprattutto per il rispetto del prestigioso ruolo delle Farfalle. Sul sequestro degli altri telefonini è stato invece proposto un altro ricorso al Riesame monzese.

Stefania Totaro