Ironia e sociale sul palco del Manzoni

Oggi serata stand up con Stefano Rapone, da venerdì a domenica “La valigia“ con Giuseppe Battiston

Ironia e sociale sul palco del Manzoni

Ironia e sociale sul palco del Manzoni

di Cristina Bertolini

Settimana con doppio appuntamento al teatro Manzoni. Si comincia questa sera alle 21 con Stefano Rapone, il comico di nuova generazione, per la prima volta sul palco del Manzoni di Monza con “Serata stand up“, nella sezione Cabaret Manzoni (biglietti da 21 a 26 euro).

Nel suo nuovo spettacolo Stefano Rapone partirà dai temi dell’educazione religiosa per poi affrontare diverse tematiche che interessano il dibattito contemporaneo, come il confronto tra uomini e femminismo e la relazione tra comicità e politicamente corretto, il tutto nel solo tentativo di avere un rapporto più adulto con la sua educazione cattolica.

Rapone collabora come autore con il Trio Medusa. Ha partecipato ai programmi TV “Battute?“ su Rai 2, “Mai Dire Talk“ con la Gialappa’s Band su Italia1, “Natural Born Comedians“, “Stand Up Comedy“. Si distingue per una comicità dimessa e quasi imbarazzata che si scontra invece con la violenza delle critiche che il comico rivolge verso se stesso e verso il mondo.

Scrive e disegna fumetti quali “Marco Travaglio Zombi“ e “Natale a Gotham“. Ha all’attivo due spettacoli di stand up comedy. Secondo appuntamento, venerdì, sabato e domenica alle 16 con la grande prosa, che accoglie lo spettacolo “La valigia“, con Giuseppe Battiston, basato sul testo “Chemodan“ di Sergei Dovlatov, a cura di Laura Salmon, con adattamento teatrale di Paola Rota e Giuseppe Battiston.

Come si fa a capire, indovinare i pensieri di un emigrante alla vigilia di una partenza che porta il marchio dell’irreversibilità? Esiste un gioco, una sorta di test psicologico, che si avvicina a quella simulazione impossibile. Si devono scrivere su un foglio 12 cose che si porterebbero con sé, per sempre. Una volta fatta la lista, ad ogni due cose va associato un ricordo.

Ad ogni due ricordi, un sentimento. Il sentimento dominante indica quello stato d’animo. Quando si parte per non tornare mai più, come si guarda ad ogni oggetto che si lascia? E soprattutto, come si guarda ad ogni oggetto che si prende con sé? “La valigia“ è una storia dissacrante, ironica, di amore e odio verso un paese che si lascia. Una carrellata di personaggi che riemergono dalla memoria; uomini e donne raccontati con il filtro della distanza, della distorsione e della comicità. La valigia, così personale e unica, di Dovlatov diventa metafora della diaspora perenne della condizione umana. Cosa contiene la sua valigia che un giorno, per caso, salta fuori dal suo armadio, dimenticata? Biglietti da 16 a 29 euro.