
Secondo l’accusa la Fan Zone era stata posizionata su un’area sottoposta a vincoli
Nessun reato per la Fan Zone all’Autodromo. Il giudice del Tribunale monzese Gianluca Polastri ha deciso il “non luogo a procedere” per i presunti abusi edilizi che per due volte avevano rischiato di far saltare con il sequestro nel settembre 2023 il luna park dei motori in occasione del centenario del Gran premio di Formula Uno a Monza.
A presentare il conto con la giustizia il pm Carlo Cinque, lo stesso che aveva puntato il dito contro il progetto per realizzare a tempi record due anni fa un campo da padel delle dimensioni di 40 metri per 30 con struttura prefabbricata in cemento armato appoggiata al terreno e un container di 3 metri per 6 e un’altezza di 2 metri e mezzo.
Secondo la pubblica accusa manufatti posizionati, in concorso tra l’allora legale rappresentante dell’Autodromo di Monza Alessandra Zinno e il committente e direttore dei lavori Umberto Andreoletti, "in area sottoposta a vincolo paesaggistico e monumentale all’interno del Parco di Monza".
Il giudice era chiamato a decidere se mandare gli imputati a giudizio nell’udienza predibattimentale prevista dalla riforma giudiziaria denominata Cartabia, che ha l’intento di sfoltire i procedimenti da mandare a processo bloccando prima del dibattimento quelli per cui si ritiene che l’imputazione non abbia basi certe per arrivare a una pronuncia di condanna. Come alla fine ha deciso.
Il provvedimento potrebbe venire impugnato dalla Procura. Il pm aveva chiesto il sequestro preventivo della Fan Zone ritenendo che "le opere contestate, pur essendo provvisorie" non potevano "rientrare nella normativa della cosiddetta edilizia libera" ed erano state realizzate "in violazione delle prescrizioni degli strumenti urbanistici comunali", in particolare quella "relativa al Piano territoriale di coordinamento del Parco della Valle del Lambro".
Contro il sequestro si era pronunciato il gip del Tribunale di Monza Marco Formentin, che non aveva ritenuto la sussistenza del reato penale di contravvenzione edilizia, ma, a differenza di quanto contestato dalla Procura, aveva concordato con l’avvocato difensore della Sias, Attilio Villa, secondo cui la Conferenza dei servizi aveva in zona Cesarini "accertato la compatibilità urbanistica delle opere" e quindi fatto "venire meno il pericolo di pregiudizio al bene giuridico tutelato".
Il pm aveva anche puntato il dito contro il parere rilasciato dal servizio Urbanistica del Comune di Monza, ritenuto incompleto sul tema della sicurezza dell’impianto in relazione al notevole afflusso previsto di spettatori, ma per il gip era risultata carente la motivazione.