
di Cristina Bertolini
La realtà supera di gran lunga la fantasia. E così dopo una serie di ricerche storiche, la docente di lettere, giornalista e scrittrice monzese Valeriana Maspero richiama gli appassionati di romanzo storico con “Il drago nel cuore“, quarto libro della saga dei Visconti, edito da Il Libraccio, 292 pagine (14.90 euro). Manca solo l’ultimo libro per chiudere il ciclo (in uscita nel 2021) che verrà riunito in un cofanetto.
"È stata una fatica di anni – racconta l’autrice – perché il romanzo storico è molto legato alla ricerca, da Corno a Verri (Storia di Milano nel ‘700) Francesco Cognasso (I Visconti. Storia di una famiglia) e lo storico monzese Bonincontro Moriggia che nelle Cronache di Monza parla dei Visconti". Il quarto libro si concentra sulle figure di Galeazzo e Bernabò Visconti che insieme decisero di far sparire, avvelandolo, il fratello Matteo ll, per continuare con le contese tra loro stessi, finché Bernabò finì rinchiuso nella prigione di Trezzo e fatto avvelenare con un piatto di fagioli. "La storia ufficiale – fa osservare Maspero – è scritta dai vincitori e non considera le motivazioni psicologiche, le vicende familiari e quotidiane dei grandi che influenzano gli eventi. Da questa intuizione ho unito la ricerca storica e il piacere per la scrittura per raccontare la saga dei Visconti, dal capostipite Ottone, il vescovo con pastorale e spada, a Matteo l, Matteo ll, Galeazzo, Luchino, Giovanni". È affascinata dalla sinuosità del biscione, la scrittrice monzese, secondo cui le spire del drago evocano avanzamenti di potere, arretramenti e ritorno.
Il prossimo anno uscirà il quinto libro, l’ultimo della saga, dedicato a Filippo Maria Visconti. "È l’ultimo della dinastia – anticipa la scrittrice – che però non si conclude, perchè gli Sforza derivano dal sangue dei Visconti, attraverso Bianca Maria". Con “Il Drago nel cuore“ Valeriana riscopre Bernabò, il cattivissimo di famiglia, su cui Galeazzo, per giustificarne l’eliminazione, costruisce un processo, generando una damnatio memoriae. La scrittrice ne svela i lati umani, fin quasi a riabilitarne la memoria, tra luci e ombre: i suoi 35 figli, legittimi e naturali e poi il suo amore per i cani.
I Visconti, come ricorda spesso Valeriana, erano un’impresa milanese. Ecco perchè il loro stemma è stato più volte ripreso dalle grandi aziende meneghine, fino a Mediolanum, Mediaset e Alfa Romeo. "Mi sono incuriosita – dice l’autrice – su come il “biscione“ sia entrato così profondamente nell’anima milanese e ripercorrendo la storia l’ho capito. perchè lo spirito dei Visconti incarna lo spirito imprenditoriale lombardo, dapprima nella produzione di armi e poi finanziando le attività artigianali: lavorazione del cuoio, introduzione del gelso e del baco da seta,, e il riso, fonti di ricchezza per la Lombardia e la Brianza".