I furbetti della bancarotta. Scattano tre arresti in carcere il nipote del boss

Intestavano aziende a prestanome e le lasciavano fallire piene di debiti verso lo Stato. L’inchiesta è partita dai controlli su sette aziende edili, della logistica e delle pulizie.

I furbetti della bancarotta. Scattano tre arresti in carcere il nipote del boss

I furbetti della bancarotta. Scattano tre arresti in carcere il nipote del boss

Tre arresti per frode fiscale, reati tributari, indebita compensazione di crediti fittizi, riciclaggio e bancarotta fraudolenta. E 2 milioni sequestrati. Secondo l’ipotesi accusatoria della guardia di finanza di Monza, il disegno criminale era quello di intestare aziende a prestanome e lasciarle fallire piene di debiti verso lo Stato. Due degli arrestati sono ora ai domiciliari, in carcere invece si trovava già l’imprenditore Giovanni Maiolo. Non un personaggio qualsiasi: clase ’78, è il nipote di Cosimo, presunto boss della ’ndrina di Pioltello originaria di Caulonia nella Locride. Il nipote era in carcere per una serie di reati connessi all’attività della locale di ‘ndrangheta di Pioltello. Durante l’operazione i finanzieri hanno sequestrato beni per più di due milioni di euro che sarebbero provento di profitti illeciti provenienti dai reati contestati agli indagati. L’inchiesta è partita da una serie di controlli su sette aziende edili, della logistica e delle pulizie, sulle quali nel corso del tempo sono emerse sistematiche violazioni, tra mancati pagamenti di contributi, annotazione di fatture false e distrazioni di capitali aziendali verso conti correnti e carte di credito personali. Le indagini, coordinate dalla Procura di Monza, hanno accertato che le ditte coinvolte erano intestate a due prestanome, adesso ai domiciliari, e che venivano aperte e chiuse in poco tempo, perché lasciate sprofondare nei debiti accumulati.

Le risorse che derivavano dall’evasione delle imposte e dei contributi previdenziali non versati venivano monetizzate da parte dei prestanome con prelievi quotidiani di contante nei bancomat disseminati in Brianza che venivano poi consegnati all’amministratore di fatto delle aziende coinvolte, il presunto “dominus“ della famiglia, quel Giovanni Maiolo già finito in carcere. I militari del Comando provinciale della guardia di finanza di Monza hanno dato esecuzione, su delega della locale Procura della Repubblica, all’ordinanza di applicazione della custodia cautelare in carcere e degli arresti domiciliari, disposta dal G.I.P. presso il Tribunale del capoluogo. E, contestualmente, i Finanzieri hanno eseguito il provvedimento di sequestro preventivo finalizzato alla confisca sia diretta sia per equivalente di beni per oltre 2 milioni di euro.