MARCO GALVANI
Cronaca

Grigliate e passione Nel camping del Rosmini fra nostalgia e nuovi miti

Chiusa l’area attrezzata dell’autodromo, tende e camper hanno traslocato al vecchio stadio. Sotto le stelle la mascotte Leone e un gruppo di argentini e tedeschi uniti da un gesto d’amore.

Grigliate e passione  Nel camping del Rosmini  fra nostalgia e nuovi miti
Grigliate e passione Nel camping del Rosmini fra nostalgia e nuovi miti

di Marco Galvani

Leonardo vive in Argentina, ma qui a Monza condivide la tenda con tre amici tedeschi, Sven, Osi ed Emanuel. Si conoscono solo da poco più di un anno, ma sono già amici per la vita.

"Un amico di Sven ha salvato la vita a mio padre donandogli il midollo osseo – racconta emozionato Leonardo –. Dopo due anni nell’anonimato, siamo riusciti a risalire al donatore. Ci siamo incontrati e così ho conosciuto anche Sven".

Il resto è una storia di amicizia unita anche dalla passione per la Formula 1. "La Ferrari soprattutto", tifano tutti e quattro.

Il capo comitiva è Osi, gommista in Germania: "I miei piloti preferiti? Leclerc è ok, prima il grande Alonso. Da tedesco anche Vettel, è stato certamente un ottimo pilota, ma Michael Schumacher è la leggenda, è sempre qui nel mio cuore", giura battendosi il pugno sul petto. Sono 11 anni che viene a Monza per il Gran premio. Fabio Bondì, titolare del campeggio dell’autodromo, gli ha sempre riservato una piazzola con vista sulla pista. Ma quando il circuito ha deciso di smantellare l’area attrezzata - storico luogo di ritrovo degli appassionati di F1, meta dei genitori camperisti di Eddie Irvine negli anni d’oro del circus - Fabio ha dovuto trovare un’alternativa ai suoi tifosi. E così, grazie alla società Moss che ha acquistato il vecchio stadio del Verga in via Rosmini (dove peraltro è aperta anche la nuova sede del Cai, al posto del centro sociale), è stato attrezzato il Moss Gp Monza: 115 piazzole con bagni e docce.

"Il 70 per cento degli ospiti è straniero – il censimento di Fabio –. Sono soprattutto tedeschi e olandesi". ‘Arancioni’ come Nardie Berk, anche se tutti lo chiamano ‘Leone’ perché in circuito arriva vestito come una mascotte. Un Leone che tifa Verstappen, ma "massimo rispetto per la Ferrari e per l’Italia".

È arrivato a Monza dopo un giorno di viaggio: "In macchina fino a Bruxelles, poi aereo fino a Milano, treno per Monza e a piedi dalla stazione al campeggio", racconta seduto sul baule nero che usa al posto di zaino o trolley. Pochi metri prima una comitiva arrivata in macchina dalla Lituania canta e soprattutto beve con un nostalgico striscione “Vettel for president“ come sfondo della loro serata monzese. Sono tutti ferraristi. Figuriamoci uno come Sergio, il veterano del gruppo triestino seduto fuori dal camper mentre lui griglia per tutti: "Il mio cane si chiamava Gilles, come Villeneuve, e avrei voluto chiamare mio figlio Ayrton. Poi, però, ho scelto Nicolas". È la prima volta che vengono a seguire la gara a Monza insieme con Pietro, Stefano a Gabriele: "Se portiamo fortuna alla Ferrari, magari andremo anche a qualche altro Gp".