Gli angeli in tuta arancio I volontari del soccorso da mezzo secolo al lavoro a sirene spiegate

Oltre 16mila missioni nel 2022, 5 postazioni e 350 persone impegnate, il 60% donne . Garantiscono oltre al servizio di trasporto anche la teleassistenza e la guardia medica.

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Gli angeli in tuta arancio I volontari del soccorso da mezzo secolo al lavoro a sirene spiegate

di Barbara Caderola

La sirena che buca il silenzio della notte, la paura, le speranze. Cinquant’anni così, al servizio di chi soffre. L’associazione Volontari di pronto soccorso festeggia mezzo secolo di vita e Vimercate si stringe attorno ai propri angeli: 350 oggi, 50 nel 1973, quando tutto è cominciato. Fra i pionieri, il presidente Elio Brambati, allora diciottenne, oggi "a 67, quasi pronto a passare il testimone".

Ma in piazza del Linificio, dove per tutto il giorno si celebra la ricorrenza, in tanti davanti a questa ipotesi alzano il sopracciglio. In cinque decenni il gruppo è diventato un vero e proprio esercito del bene, dove nulla è lasciato al caso, sforzi e traguardi sono nei numeri: "Nel biennio ‘73-74 avevamo all’attivo 632 missioni, nel 2022, 16mila 395, da una a turno, a sette".

Un super lavoro che passa da cinque postazioni fisse, Vimercate e Agrate 24 ore su 24, Monza 16, Arcore 12, e Cornate 8, notturno, più la guardia medica a Concorezzo e la teleassistenza fra Molgora e Adda, l’intervento immediato per anziani che schiacciano il bottone azionando la catena di Sos.

La svolta negli anni Novanta, "con i primi dipendenti – ricorda il presidente – adesso siamo a quota 27 e 12 ambulanze". Il 60% degli angeli in tuta arancio è donna, "ma non è una novità – sottolinea la vice Erminia Colnaghi, altra figura storica – è sempre stato così, fin dall’inizio, l’associazione è femmina. Siamo stati fra i primi a mettere al volante madri, fidanzate, mogli, studentesse, casalinghe, impiegate, operaie".

La sfida del tempo che passa "è mantenere l’umanità accanto ai protocolli, una volta noi tenevamo la mano ai pazienti, oggi ci sono procedure standardizzate e si rischia di perdere quel calore che non guasta anche nei momenti più critici: una buona parola aiuta", ancora Colnaghi.

Al traguardo Avps è arrivata dopo l’incubo Covid "una situazione più grossa di noi", dice Brambati, ma che nonostante la paura "ha spinto tutti a impegnarsi ancora di più – aggiunge Colnaghi – neanche nei momenti più bui c’è mai stato un turno scoperto".

È lo spirito che piace ai giovani. Davide Bellomo, 29 anni, consulente informatico, è segretario nel direttivo. "Ho cominciato 10 anni fa dopo un incidente nel quale sono rimasto coinvolto. Mi è scattata dentro una molla: volevo essere utile agli altri e non ho più smesso". Preferisce la lettiga alla discoteca anche Chiara Norido, 21 anni, studentessa di Riabilitazione psichiatrica, la volontaria più giovane: "La scintilla è scoccata grazie a bigliettini del team a scuola. Ho fatto il corso e ho capito che era la mia strada. La prima volta sul campo ero spaventata, ma i compagni mi hanno preso per mano ed eccomi qui". Veterana con un sorriso da bambina.