La storia surreale, buffa e dolente di una diversità nel mondo contemporaneo. Ma anche un invito a superare le certezze che ci proteggono e i limiti che da soli ci siamo dati. È “Giusto“, lo spettacolo che Rosario Lisma porta a Monza, al Binario 7, sala Chaplin, domani alle 21 e domenica alle 16.
Giusto è un impiegato intelligente, mite e fin troppo educato in un mondo grottesco di spietato cinismo. I suoi colleghi d’ufficio, all’Inps di Milano, sono un microcosmo di ridicole creature animali, in cui lui, nato su uno scoglio in mezzo al mare, si sente straniero e solo. Abita in un appartamento in condivisione con una che non c’è mai e con Salvatore, un calabrone enorme che passa il tempo dipingendo finestre sulle pareti. Per poi provare a passarci attraverso. Giusto ha un solo grande impossibile sogno: baciare Sofia Gigliola, detta la Balena, la figlia bella e grassa del suo capo. La critica ha equiparato Giusto a Fantozzi: è corretto?
"Assolutamente no. I due hanno in comune solo di essere impiegati. Il mio eroe è intelligente, altruista come un fiore delicato e luminoso in una discarica comica di individualismo sfrenato. Giusto è un inno alla gentilezza e all’anticonformismo. È il baluardo dell’uomo buono in un mondo spietato. Se devo trovare dei personaggi ispiratori direi piuttosto “L’Idiota“ di Dostoevskij, oppure “Pinocchio“ di Collodi, due personaggi candidi che si affacciano alla vita maliziosa".
Ha scritto durante il lockdown. Cosa l’ha ispirata?
"Vedevo la società diventare sempre più cinica e individualista. Non è vero che ne siamo usciti migliori, anzi, la società è diventata più cattiva, aggressiva e avida del poco che è rimasto. In quel periodo era un fiorire di opinioni definitive che generavano insanabile conflitto. Giusto è il baluardo dell’uomo buono in un mondo spietato. Ho sempre amato i perdenti, gli incompresi. Per fortuna il teatro mi dà la possibilità di descrivere la realtà e la gioia di ribaltarla".
C’è qualcosa di autobiografico nel suo personaggio?
"Direi poco. Conosco persone simili a Giusto; riguardo a me potrei forse equipararlo a un Rosario bambino e preadolescente fino alle medie: un bimbo isolato e non conforme".
Cosa porta in scena con sé?
"Sarò in smoking, con una bottiglia di spumante, un calice e un sapiente gioco di luci. Per il resto mi diverto a trasformarmi e a modificare la voce, per entrare nei diversi personaggi che popolano un mondo surreale, evocati alle mie spalle dalle illustrazioni suggestive di Gregorio Giannotta, artista ironico e poetico, noto per le sue creature fiabesche. Amo disegnare e ho fatto degli schizzi dei miei personaggi, sapientemente ripresi e definiti da Giannotta".