
"Giovani disorientati da educatori amici"
Adolescenti in cerca di adulti che non vogliano fare gli amici, ma che abbiano l’autorevolezza che ci si dovrebbe aspettare da un genitore o da un insegnante. Un aspetto nuovo quello che rilevano gli psicologi dello sportello territoriale del Comune di Brescia, aperto due anni fa proprio per offrire ai più giovani un luogo facilmente accessibile a cui rivolgersi per avere un supporto qualificato dopo la pandemia.
"In generale, c’è stato un aumento di supporto psicologico – spiega Stefano Chiari, pedagogista clinico, referente dello sportello territoriale del Comune di Brescia e collaboratore di consultori famigliari –. Nei consultori, l’area adolescenti in particolare ha registrato un’impennata di richieste. Allo sportello territoriale di ascolto psicologico istituto dal Comune, già con l’assessore Roberta Morelli e confermato dall’attuale Giunta, si sono rivolti circa un centinaio di ragazzi tra i 16 e i 24 anni, portando difficoltà non solo di ordine psicologico, ma anche più appropriate alla psicoterapia". È soprattutto tra gli adolescenti, nella fascia 14-16 anni, che si registra un ribaltamento rispetto al passato: se storicamente i conflitti generazionali erano legati alle troppe regole e all’austerità dei genitori, oggi agli adolescenti non va giù di avere papà e mamme troppo ‘amici’ o addirittura compagni di social, dove condividono pensieri e foto con i figli. "Tanti giovani vorrebbero vedere genitori adulti, non adolescenti, che si mettono sullo stesso piano dei ragazzi. Capita anche col mondo della scuola: tra i ragazzi che si rivolgono allo sportello, perché hanno difficoltà con lo studio, c’è chi si sentirebbe più incentivato da un docente meno amichevole. Probabilmente si è passati da un eccesso all’altro, fatichiamo ancora a trovare una giusta misura".
Più autorevolezza e capacità di decisione è quello che, in sostanza, chiedono i ragazzi, che sembrano disorientati da un mondo poco adulto tanto da rivolgersi agli sportelli di ascolto. La cartina di tornasole arriva da quello che emerge dai consultori famigliari. "Qui le problematiche sono spesso legate alle separazioni – spiega Chiari – ma ci sono anche giovani coppie, unite, che si rivolgono a noi per questioni tutto sommato semplici, ad esempio perché non sanno cosa rispondere a un figlio o perché hanno paura di sbagliare, di non essere all’altezza". Insicurezze che vengono percepite dai giovani che, a loro volta, si trovano così a navigare a vista in un futuro incerto senza una bussola. "Nella fascia 20-24 anni, il problema maggiore è proprio l’ansia, legata all’incertezza sul futuro. C’è poca speranza, scarsa autostima e molta preoccupazione di ciò che riserverà il mondo del lavoro e la società". F.P.