CRISTINA BERTOLINI
Cronaca

Fughe innocenti. In mostra le lenzuola ri-dipinte dai detenuti

Da un’idea dell’artista albanese Elend Zyman condivisa con 11 ospiti del carcere "I ragazzi le hanno trasformate, anche una vita rovinata può essere recuperata".

Fughe innocenti. In mostra le lenzuola ri-dipinte dai detenuti

Fughe innocenti. In mostra le lenzuola ri-dipinte dai detenuti

“Evasione“ emotiva e simbolica attraverso l’arte.

È iconico il titolo della galleria d’arte creata dall’artista albanese, monzese d’adozione, Elend Zyman che insieme a un gruppo di 11 detenuti della casa circondariale di via Sanquirico ha dato vita a una galleria d’arte o una “Galera Gallery“ come la chiama lui, utilizzando le lenzuola usate.

L’inaugurazione si è tenuta ieri, alla prersenza delle autorità e di tanti amici e curiosi.

L’idea era quella di creare una mostra all’aperto, ma le condizioni meteo hanno costretto l’artista a ripiegare all’interno, creando una vera e propria galleria espositiva di sicuro effetto cromatico e simbolico nel corridoio d’ingresso del carcere di Monza.

L’esposizione è stata un’occasione di festa, proprio in occasione dei 30 anni dell’Associazione Carcere aperto.

"Abbiamo chiesto alla lavanderia le lenzuola usate, anche quelle più brutte e strappate - spiega l’artista - che poi i ragazzi hanno dipinto e trasformato in grandi installazioni artistiche. Perché anche una vita rovinata, strappata, considerata da buttare, può essere recuperata.

“Evasione“ è possibilità di essere altro, di definirsi come esseri umani unici e ancora liberi di evolvere".

Tutto è nato da una chiacchierata davanti a un caffè tra Elend e il cappellano del carcere.

Insieme hanno immaginato un percorso artistico per alcuni detenuti. La direttrice del carcere, Cosima Buccoliero è stata contenta di agevolare l’iniziativa. Il percorso è iniziato con una sorta di avvicinamento: all’inizio i detenuti erano restii a svelarsi nella manifestazione artistica. Poi hanno cominciato a disegnare, prima su carta e poi sui lenzuoli.

Qualcuno ha lasciato l’impronta della sua mano, qualcun altro quella di un pesante scarpone; qualcun altro si è sdraiato sul lenzuolo evocando il più celebre sudario della storia.

Lenzuola usate che portano con sè un percorso umano e drammatico unico, dove i detenuti hanno dormito, sognato, pianto sono diventate opere d’arte dai mille colori e messaggi.

Ne sono usciti “Fiori neri“, “I dadi della vita“ che va come va, sfuggendo di mano e poi “L’urlo“, “Il calpestato“, ricordi di case dell’infanzia, ma anche ricordi di deserti immensi.

Infatti gli 11 artisti sono per metà italiani e per metà stranieri, con viaggi pericolosi alle spalle. Ne sono sortiti 25 lavori dall’effetto emotivo insospettato che trasformano il corridoio freddo in una casa, interpretando il senso di comunità che si crea tra chi lavora nel carcere, sempre in bilico tra umanità e rigore. I lavori preparatori sono diventati un “libro d’artista“ chiuso da un paio di manette che Zyman ha presentato ieri.

Elend Zyman nasce a Elbasan (Albania) nel 1978, frequenta lo studio di un pittore albanese e si diploma al liceo artistico della sua città nel 1996.

Arrivato in Italia dopo un periglioso viaggio per mare, si diploma alla Nuova Accademia di belle arti di Milano.

Per le sue opere utilizza supporti e materiali diversi, tra cui le lenzuola. Espone in numerose collettive e personali, in Italia e Francia.