
Ricomincia il processo per il presunto traffico milionario nascosto dietro le sponsorizzazioni sportive a Formula 1 e Rally
A una decina di anni dai fatti contestati e a sette dagli arresti, ricomincia al Tribunale di Monza il processo per il presunto traffico milionario all’estero di denaro nascosto dietro le sponsorizzazioni sportive a Formula 1 e Rally. Ma i testimoni non hanno più voglia di tornare in aula per il dibattimento bis e fioccano intimazioni di sanzioni e di accompagnamenti coatti, tanto da spingere la difesa a rinunciare a sentirli.
Un’inchiesta della Guardia di Finanza di Monza, coordinata dalla Procura monzese, aveva portato nel 2017 a 5 arresti e un totale di 82 indagati ed era partita come uno dei filoni dell’indagine sulla gestione dell’autodromo. Ora rischia di finire in una bolla di sapone tra assoluzioni e rischio prescrizione. A decidere di ripartire da zero è stata la Corte di Appello di Milano.
Si deve rifare il dibattimento nei confronti di Luigi Provini, 65enne imprenditore piacentino condannato dal Tribunale di Monza a 7 anni e mezzo di reclusione e alla confisca di 4 milioni di euro per associazione per delinquere finalizzata all’emissione transnazionale di fatture per operazioni inesistenti (ma non per la contestazione di riciclaggio) perché ritenuto a capo dell’organizzazione criminale che ha nascosto, dietro i contratti di sponsorizzazione di gare automobilistiche di F1 e formule minori, l’esportazione illegale all’estero di 75 milioni di euro. I giudici milanesi, a differenza di quelli monzesi, hanno accolto la richiesta di nullità degli atti del rinvio a giudizio presentata dal difensore di Provini, l’avvocato Attilio Villa, secondo cui prima dell’estradizione era noto che Provini fosse a Dubai.
Ma nessuno lo ha mai informato del procedimento giudiziario in corso per permettergli eventualmente di venire a Monza e non essere processato in contumacia come latitante. Una questione liquidata nel corso del dibattimento invece dal Tribunale di Monza, secondo cui quella di Luigi Provini è stata "una precisa volontà di sottrarsi alla giustizia italiana".
Prossima udienza a novembre, dove Provini si farà interrogare. Dovrà essere rifatto, ma solo per rivalutare l’accusa di riciclaggio internazionale, anche il processo abbreviato al Tribunale di Monza sulla stessa vicenda che ha visto 4 condanne con rito abbreviato con pene da un anno a 7 anni e 4 mesi. La pena più alta, 7 anni e 4 mesi, è stata inflitta ad Alberto Bernardoni, 60enne uomo d’affari svizzero. Per lui l’accusa aveva chiesto 20 anni. Le accuse contestate sono a vario titolo per associazione a delinquere, frode fiscale e riciclaggio. Ma su questo ultimo reato potrebbe esserci una diversa configurazione con pene meno gravi come disposto dai giudici monzesi per Provini.