
Maria Hu e i due cocktail dedicati a Marco Polo
Monza, 8 gennaio 2024 – Anche Monza celebra i 700 anni dalla scomparsa di Marco Polo – avvenuta l’8 gennaio 1324 – in un modo originale e allettante: dedicandogli due cocktail che fanno da trait d’union tra Oriente e Occidente.
I due drink, ispirati alla vita e all’opera del grande viaggiatore veneziano, si possono assaporare da domani per tutta la settimana al Liz Cocktail bar di via Bergamo – epicentro della movida monzese – pronti a soddisfare le papille gustative di chi gradisce l’alcol e di chi meno: "La via della seta", cocktail alcolico, è dal suggestivo colore azzurro e richiama le preziose vesti (realizzate con la "stoffa che brilla", la seta) della principessa Hao Dong, una delle figlie dell' imperatore cinese Kublai Khan, che sposò Marco Polo e lo seguì nel suo ritorno dalla Cina a Venezia; "Il Milione" è invece analcolico, caratterizzato dai i colori dell' imperatore Kublai Khan: il rosso e il giallo.

L’idea, venuta al presidente dell’associazione culturale Mnemosyne Ettore Radice, è stata da subito sposata con entusiasmo da Maria Hu, titolare del locale di via Bergamo, di origine cinese.
«Marco Polo fu il primo che seppe mettere in relazione l'Occidente con la Cina – racconta Ettore Radice – Nelle pagine del "Il Milione" narra il suo viaggio con il padre Niccolò e lo zio Matteo, mercanti veneziani, lungo la via della seta, attraversando l'Anatolia, la Persia, fino a giungere nel Celeste impero e la sua permanenza per 17 anni alla corte di Kublai Khan, descrivendo le tante meraviglie di quel mondo».
Da qui lo spunto per ribadire il legame antico tra Monza e la Cina: «Monza, agli inizi del XIV secolo, entrata a far parte del ducato di Milano, sotto i Visconti, stava espandendo la sua vocazione commerciale, soprattutto con la Repubblica di San Marco, da dove giungevano mercanzie provenienti dall'Estremo oriente. Mentre da Monza – prosegue lo studioso –, prendevano la via per tutto il Nord d'Italia i panni di lana, asciugati sulle "chiodere", telai di legno, ubicati nel pratum magnum (attuale piazza Trento e Trieste)».