di Barbara Apicella
Medici di base alla ricerca disperata dei sostituti e per i giovani neolaureati, magari in attesa di aprire il loro ambulatorio, questa sarà un’estate di intenso lavoro. Professionisti ricercati persino fuori provincia.
A raccontare questa strana situazione è il dottor Alessio Rota, 29 anni, giovane medico di base che ha affrontato sul campo la battaglia contro la pandemia sostituendo alcuni colleghi in tutta la Brianza. E che oggi si ritrova nella stessa situazione, per permettere ai colleghi più anziani di ritagliarsi qualche settimana di meritato riposo.
"Per me sarà un’estate di intenso lavoro - racconta -. Nei giorni scorsi ho ricevuto anche la chiamata di una collega di Varese che mi ha chiesto se ero disponibile a sostituirla durante le vacanze". Profonda dedizione al lavoro, ma dividersi su più studi, anche lontano da Monza, diventa un’impresa impossibile.
"Attualmente sono impegnato in una sostituzione a lungo termine in città. Alla quale ho affiancato anche la sostituzione di un altro collega a Brugherio. In questo momento la specializzazione della medicina di base è una delle più richieste".
Vita non facile per i giovani medici di famiglia che, freschi di laurea, dall’inizio della pandemia si sono ritrovati catapultati negli ambulatori. È un lavoro impegnativo, dove all’aspetto medico bisogna affiancare quello burocratico con le ricette, i certificati di malattia, gli esami da prescrivere, spesso con i sistemi informatici che vanno in tilt. "Per organizzare al meglio il mio lavoro ho dovuto affidarmi a un call center per fissare gli appuntamenti. Impossibile avere l’agenda sotto mano mentre si visita o ci si sposta per le visite domiciliari". Le giornate di lavoro arrivano anche a dodici ore. "Quando si devono coprire gli ambulatori in due comuni diversi è un’impresa. Nei mesi scorsi avevo contemporaneamente sostituzioni da un medico di Varedo e da uno di Besana e le giornate lavorative duravano 12 ore". I pazienti hanno bisogno di tempo e soprattutto di essere ascoltati In particolare quando, in pandemia, la figura del medico di famiglia è una rassicurazione. "Ci sono visite che durano una decina di minuti, ma altre arrivano anche a mezz’ora. Abbiamo bisogno di verificare tutta la documentazione, parlare con il nostro paziente che non conosciamo e che non ci conosce e spesso litigare anche con la tecnologia. Ma la soddisfazione è grande quando il paziente ritorna e ti ringrazia per avergli cambiato in meglio la vita".