
Da Annunziato Moscato e Candeloro Pio, a Pino Pensabene, fino a Ignazio Marrone. Dalla valanga di arresti del 2010 per l’inchiesta ‘Infinito’, che per la prima volta ha spezzato l’organizzazione della ’ndrangheta in Brianza, le Locali stanziate sul nostro territorio hanno saputo rialzarsi e rinnovarsi, passando dalle classiche estorsioni e traffici di droga a stringere i loro tentacoli sulle imprese nostrane. Dopo gli arresti nell’operazione Infinito del capo della Locale di ‘ndrangheta di Desio Annunziato Moscato e del suo braccio destro Candeloro Pio, ad assumerne la ‘reggenza’, secondo gli inquirenti, arriva Giuseppe Pensabene, che aveva già fatto un “salto di qualità”. L’organizzazione criminale in capo a Pino Pensabene, residente a Seveso e arrestato nel 2014, aveva creato una vera e propria banca clandestina, in cui venivano riciclati i proventi delle estorsioni e dell’usura, grazie ad un’ampia rete di società ma anche alla collusione di imprenditori e di impiegati postali e bancari. Praticando l’usura e il riciclaggio di flussi di denaro di provenienza delittuosa, l’organizzazione, oltre a esportare capitali in Svizzera e a San Marino, li ha reimpiegati acquisendo il controllo di attività economiche, in particolare nel settore edilizio, dei trasporti, della nautica, delle energie rinnovabili, del commercio, della ristorazione e degli appalti e lavori pubblici. Non per niente Pino Pensabene è paragonato dai suoi sodali alla “Banca d’Italia” e a una “lavanderia” per il riciclaggio di denaro. Due anni dopo a venire arrestato è Ignazio Marrone, che era già stato “toccato” dall’inchiesta Infinito, anche se allora imputato di ricettazione e parte offesa di estorsione. Il titolare di un’autodemolizioni di Desio è stato ritenuto un affiliato alla Locale di Desio, per cui recuperava i crediti per finanziare le famiglie dei boss finiti in carcere proprio in seguito alle condanne nell’ambito di quell’inchiesta.
In mezzo tante operazioni coordinate dal sostituto procuratore Salvatore Bellomo (foto), da “Ulisse” sui mai cessati traffici di sostanze stupefacenti, a “Isola” che vide il passaggio da omertose vittime a compiacenti collaboratori di imprenditori brianzoli, fino a “Disco Italia” che colpì il parentado del boss Rocco Cristello, assassinato nel 2008 e prese il nome da una discoteca di Cesano Maderno di cui già allora il clan voleva acquisire il controllo.
Stefania Totaro