DARIO CRIPPA
Cronaca

Dal Borussia di Brianza alla pastina di Giambelli

Un libro del tifoso ed ex cronista Fiorenzo Dosso ripercorre gli aneddo nella storia della squadra approdata in A dopo una maledizione lunga 110 anni

di Dario Crippa

"Quando ero bambino avevo tre sogni: il Monza in Serie A, fare il giornalista sportivo e scrivere un libro di racconti del calcio". Ecco, l’anima di Fiorenzo Dosso, giornalista e appassionato del Monza, 58 anni, marito e zio felice, sta tutta nell’incipit del suo primo libro.

Perché “Amarcord – Il mio Monza” (Casa editrice Etabeta, foto Caprotti) sta tutto in queste prime, vibranti ed essenziali parole. "Il mio Monza vive nei miei ricordi sin da quando ero un bambino, ho sempre seguito questa squadra in lungo e in largo nella Penisola". Una squadra, sfortunata e sovente scalcinata (due fallimenti), ma capace anche di fare sognare.

Fiorenzo Dosso non è semplice un operaio della penna o un banale impiegato della scrittura.

È un cesellatore di emozioni, “poeta del Monza”, lo ha definito l’amministratore delegato per eccellenza, prima col Milan, oggi col Monza: Adriano Galliani.

Uno che sa infondere anima in tutto quello che vive e poi lo scrive.

Il libro è così una carrellata di racconti. Vissuti sulla falsariga in chiaroscuro degli anni più belli vissuti al seguito dei colori biancorossi, dalla prima partita vista col papà al vecchio San Gregorio negli anni ‘50 fino ai ruggenti ed emozionanti Settanta, quando il Monza arrembante di mister Alfredo Magni (e Galliani, lui c’era già già come giovane dirigente) divenne il Borussia di Brianza e fece innamorare il popolo biancorosso sfiorando per quattro volte di fila la serie A.

Una maledizione, il ricordo amaro di Modena nel 1977 e dello spareggio a Bologna nel 1979 su tutti. Non è un caso se il 20 novembre alle 18, quando il libro verrà presentato ufficialmente al teatro Binario 7 (il 25 firmacopie alla libreria “Libri e Libri”, all’appuntamento non mancheranno decine dei protagonisti di quei favolosi anni: da Claudio e Patrizio Sala a Eugenio Gamba, dalla moglie di Enzo Scaini, morto prematuramente nel pieno della sua carriera da calciatore, al funambolico Gigi Sanseverino, da capitan Fulvio Saini (recordman di presenza col Monza) a Maurizio Ronco fino all’arrembante terzino Roby Fontanini. L’epoca trascolora facile fino agli anni Ottanta, Novanta e infine la promozione dei sogni finalmente arrivata lo scorso anno. In mezzo aneddoti spassosi, personaggi improbabili (il centravanti Zizi Roberts, l’amico liberiano di Weah, primo straniero nella storia del Monza), un pranzo in trasferta col presidente Valentino Giambelli cosiì teso prima della partita da ordinare solo una pastina, l’ex presidente del Pisa Romeo Anconetani che racconta in tribuna di uno dei suoi tanti esoneri... firmato su un tovagliolo di carta. Storie di vita vissuta (un Monza-Spal sotto un’epica nevicata, una vittoria sugli arcirivali del Como per 3-0... sfumata sotto per colpa di uno di quei nebbioni ormai quasi scomparsi alle nostre latitudini), sorrisi e risate, ma anche lacrime, copiose, la dolce amicizia con mister Pierino Frosio da Casignolo. O l’allenatore Gigi Radice, "il più grande", capace di due promozioni in B coi biancorossi a 30 anni di distanza. E in mezzo, lo scudetto col Torino, unico dopo Superga. La storia del Monza si intreccia spesso con quella del Torino, perché alcuni dei giocatori più forti fecero la fortuna di entrambe le squadre e perché Fiorenzo, da quando si è sposato con Brunella Zilioli, tifosa sfegatata dei granata, ha trascinato con sé anche il “nostro”. E oggi si divide le partite come un pendolare della passione fra le due curve.

In questo 2022, per i 110 anni della storia del Monza e soprattutto per l’incredibile (fino a una manciata di anni fa) promozione in serie A, sogno coltivato e portato a termine dalla testardaggine e dalla passionaccia di chi forse ha amato di più questa squadra , vale a dire il sempiterno Adriano Galliani, sono usciti diversi libri dedicati ai colori biancorossi. Di molti abbiamo riferito, alcuni sono molto belli e completi ma – non ce ne vogliano gli altri – un libro come quello di Fiorenzo Dosso, ecco, quello mancava.