Monza, Comune condannato a pagare 3,3 milioni di euro per i servizi di igiene urbana

La Corte di Appello di Milano accoglie (in parte) il ricorso presentato dalla ditta Sangalli, l’amministrazione ricorrerà in Cassazione

Un mezzo dell'impresa Sangalli in azione

Un mezzo dell'impresa Sangalli in azione

Monza, 14 Aprile 2023 - Tre milioni e 350mila euro da restituire all'impresa Sangalli che si occupa dei servizi di igiene urbana. È quanto il Comune di Monza è stato condannato a pagare dalla Corte di Appello di Milano per una causa civile intentata dall’impresa nel 2017.

“Minori prestazioni rese”

I fatti, ricostruisce l'amministrazione comunale monzese, risalgono infatti all’aprile 2017, quando il Comune aveva disposto la liquidazione parziale delle fatture “defalcando d’ufficio gli importi corrispondenti alle minori prestazioni rese riconducibili agli obblighi di impiego di mezzi, personale, forniture e servizi”, il cui valore mensile era stato calcolato in circa 124mila euro oltre Iva. La modalità di pagamento “ridotta” era stata mantenuta dal Comune fino al pagamento del canone relativo ai servizi del mese di settembre 2019, poiché per il periodo da ottobre 2019 a dicembre 2020 compresi era stato siglato un “Atto di definizione concordata di proroga tecnica” che definiva gli ulteriori importi connessi e il rinnovo delle condizioni economiche.

Causa contro il Comune

A fronte delle decurtazioni operate dal Comune, la Sangalli aveva promosso una causa civile al Tribunale di Monza con la quale chiedeva la condanna del Comune al pagamento di somme dovute a titolo di interessi moratori e rivalutazione monetaria e di restituzione di importi trattenuti sui canoni mensili, per un totale di circa 6 milioni di euro.

Il Comune contestava quanto richiesto proponendo, a sua volta, una domanda volta ad ottenere la restituzione di somme non dovute a causa di minori prestazioni rese e riferite ad un diverso periodo. Il giudizio si è concluso nel marzo 2020 con la sentenza del Tribunale di Monza che, nel rigettare buona parte delle domande della Sangalli, ha respinto anche la richiesta del Comune di restituzione delle somme, ritenendo insufficiente la prova fornita in giudizio rispetto alle inadempienze contestate. Per il Tribunale, infatti, era già intervenuto nel 2015 l’accordo transattivo sulle somme dovute a titolo di risarcimento danno e inadempimenti.

Sentenza della Corte d’Appello

La Sangalli ha quindi presentato ricorso e la Corte d’Appello di Milano, con sentenza depositata lo scorso 5 aprile, ha nuovamente rigettato le richieste dell'azienda relativamente ad interessi e rivalutazione monetaria, nonché la domanda di restituzione somme presentata dal Comune. Ha, tuttavia, ritenuto fondato il diritto della Sangalli ad ottenere il rimborso di quanto trattenuto mensilmente dal Comune dall’aprile 2017, rilevando che gli inadempimenti contestati fossero già stati oggetto di un accordo transattivo del 2015 e ha disposto che il Comune restituisca all’impresa 3.341.931,53 euro oltre interessi e metà delle spese legali.

Tocca alla Cassazione

Gli avvocati del Comune annunciano la loro intenzione di ricorrere in Cassazione perchè venga riconosciuto che le contestazioni mosse alla Sangalli e le relative decurtazioni furono successive all’accordo transattivo. Nel frattempo l’amministrazione procederà al riconoscimento alla Sangalli di quanto stabilito nella sentenza, fatto salvo il diritto alla restituzione in caso di accoglimento del nuovo ricorso, precisando che "provvederà al pagamento mediante gli appositi fondi già previsti a bilancio".