Compagnia Ferrini, giù il sipario

Mancano i ricambi generazionali, l’associazione teatrale smette dopo quasi 50 anni con l’ultimo spettacolo

Compagnia Ferrini, giù il sipario

Compagnia Ferrini, giù il sipario

di Fabio Luongo

Come l’Araba Fenice, è già risorta per tre volte dalle sue ceneri nell’ultimo secolo e quindi non è escluso che riaccada. Intanto però cala il sipario su una delle compagnie teatrali storiche della Brianza. Dopo quasi 50 anni cesserà di esistere la Compagnia Beato Contardo Ferrini. Più della passione hanno potuto la carenza di ricambio generazionale, la burocrazia e i costi sempre maggiori. Così l’associazione di teatro amatoriale, che dal 1976 ha proposto commedie brillanti di autori contemporanei e del passato, calcherà domani le scene per l’ultima volta, per accomiatarsi dal pubblico con uno spettacolo finale, che spegnerà la luce dopo 47 anni. Alle 17 al Cinema Nuovo gli attori proporranno la drammatizzazione di 15 poesie dell’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters, una scenetta a due e una comica, oltre a una proiezione di fotografie sulla storia della compagnia. "Il problema maggiore è la mancanza di ricambi tra i componenti della compagnia, ma non secondarie sono le difficoltà burocratiche e di costi", racconta Corrado Villa, entrato nel sodalizio un anno dopo la nascita, prima come attore e poi come regista e autore, diventando l’anima e il motore del gruppo. "Con le nuove norme burocratiche per il mondo del volontariato, per la tenuta dei conti e per altri adempimenti avremmo dovuto metter sul tavolo già in partenza più di 1.500 euro, più i costi di gestione tra assicurazioni e commercialista, una spesa pesante da sostenere - spiega -. Inoltre il pubblico diminuisce e quindi è difficile vivere per una compagnia. Hanno anche chiuso molte sale teatrali per i costi imposti dalle leggi antincendio. Poi si conti che per allestire uno spettacolo si devono prevedere in partenza almeno 500 euro di spese". "Non siamo l’unica compagnia teatrale che tra Milano, Monza, Lecco ha deciso di chiudere - prosegue Villa - Se fino a qualche anno fa c’erano mille compagnie in Lombardia, oggi ne saranno rimaste 700". Poi c’è la questione che gli attori invecchiano, mentre altri se ne sono andati per motivi di lavoro e famiglia.

"Siamo arrivati ad avere 35 persone in compagnia - ricorda Villa -. Tanti ora si sono trasferiti lontano, altri hanno gestioni familiari non semplici da conciliare. Per allestire uno spettacolo ci vogliono 6 mesi di prove 2 sere alla settimana: è impegnativo. Un carico difficile pure per i giovani universitari, che devono studiare, e così anche i 5 ragazzi che erano con noi hanno mollato".