STEFANIA TOTARO
Cronaca

Clan Oppedisano alla sbarra Il cuore era in Brianza

Quattro condanne, due patteggiamenti e sei rinvii a giudizio per ’ndrangheta. Il boss: "Ti taglio la testa e te la faccio trovare attaccata davanti al cancello"

di Stefania Totaro

Quattro condanne, due patteggiamenti e altri sei alla sbarra per la presunta rete mafiosa del Comasco con base operativa nella Brianza monzese. Il gup del Tribunale di Milano Guido Salvini ha rinviato a giudizio Michele Oppedisano, 53 anni, residente a Bosisio Parini in provincia di Lecco, nipote di Domenico Oppedisano, "capo crimine della ‘ndrangheta" in Calabria e ritenuto a sua volta boss della cosca Pesce e affiliato alla "locale di ‘ndrangheta di Erba".

Domenico Oppedisano, già condannato per l’inchiesta ‘Infinito’ del 2010, sarà processato a dicembre a Monza per associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, trasferimento fraudolento di beni e valori e appropriazione indebita aggravati dal metodo mafioso, nonché bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio assieme ad altri 5 imputati, tra cui suo figlio Pasquale, Santo Paviglianiti e Aldo Bosina (per autoriciclaggio), già condannato per traffico illecito di rifiuti come amministratore di fatto della ‘Ipb Italia’, società che gestiva il capannone di via Chiasserini, a Milano, andato a fuoco il 14 ottobre 2018 con un vasto incendio durato per giorni. Il giudice ha poi prosciolto un altro imputato e condannato con rito abbreviato 4 persone, tra cui Domenico Larocca (10 anni di reclusione), "uomo di fiducia" di Michele Oppedisano, a "completa disposizione" nelle "attività estorsive e di riciclaggio". In due hanno infine patteggiato. L’inchiesta delle pm della Dda di Milano Paola Biondolillo e Sara Ombra ha portato alla luce "strategie di infiltrazione nel tessuto economico-imprenditoriale" in Lombardia da parte dei clan e casi di "protezione-estorsione" su "un gruppo di promotori finanziari". Secondo le accuse che hanno portato agli arresti nel 2021, la cosca con a capo Domenico Oppedisano avrebbe costituito anche varie società, tra cui ‘Mcf’ e ‘Colmet’ che, con l’aiuto di un avvocato e di un commercialista, servivano per regolarizzare sulla carta lavoratori stranieri ed emettere fatture false.

Un clan che non si sottraeva anche alle estorsioni. "Ti taglio la testa e te la faccio trovare davanti a casa di tua madre attaccata davanti al cancello", avrebbe detto Domenico Oppedisano a una vittima. Il processo si terrà al Tribunale di Monza per competenza perché in provincia di Monza e Brianza si trovava, secondo gli inquirenti, la base operativa della presunta organizzazione mafiosa, all’interno del ‘Paper Market’ di Correzzana, piccolo centro di distribuzione alimentare la cui attività veniva gestita da una società collegata alle famiglie coinvolte. Mentre forte restava il legame con la terra di origine. "Grazie a Dio il rispetto non ci manca, a questa famiglia gli hanno fatto uno sgarro...veniamo con i paesani...potete camminare tranquilli...", le parole di Oppedisano durante una delle riunioni.