
L’iniziativa era già stata preannunciata, ma ora c’è anche l’ufficialità: il Comune di Seregno ha deciso di ricorrere al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar Lombardia relativa al centro culturale islamico Anasr. Per tutti è la vicenda che era stata sollevata dal gruppo consiliare della Lega, che a più riprese aveva parlato di moschea di Seregno. Questa tesi era stata respinta dal Tar. I sopralluoghi della Polizia locale, del resto, non avevano mai portato a individuare l’attività di culto, bensì erano stati notati soprattutto bambini intenti a fare i compiti, con tanto di merendine sul tavolo. Per il Tar più che sufficiente per stabilire un’attività culturale, pur accettando che in determinati momenti una persona, ovunque si trovi, possa anche recitare una preghiera. Per l’amministrazione comunale, però, la questione era ben diversa: quegli spazi di via Milano, dal punto di visto urbanistico, devono accogliere esclusivamente attività artigianali e produttive, non associazioni. Ma anche in questo caso il Tar si è pronunciato diversamente, ritenendo che il centro culturale Anasr non comporti alcun aggravio per quanto riguarda la situazione viabilistica.
Il Comune per fare valere le sue ragioni ha dato mandato al responsabile del servizio di Avvocatura civica, Vincenzo Andrea Piscopo, e al professor Giuseppe Franco Ferrari di proporre ricorso in Consiglio di Stato. "Pur comprendendo le ragioni di libertà di culto su cui il Tar ha costruito la sentenza, riteniamo che le regole edilizie ed urbanistiche debbano essere applicate in maniera certa e coerente per tutti", dice il sindaco Alberto Rossi.
Gualfrido Galimberti