DARIO CRIPPA
Cronaca

Le mille vite della brianzola Carlotta Oggioni, agente lirica

Nonostante la giovane età, l’attrice e insegnante di teatro ha fondato una società che si occupa di cantanti e musicisti d’opera

Carlotta Oggioni,

Monza, 12 gennaio 2020 - Occhi turchesi, voce e sorriso ammalianti, e un sogno ben chiaro in testa: fare dell’arte la sua vita. Anzi, le sue mille vite. Perché quando parli con lei, hai l’impressione che sia quasi impossibile fare rientrare tutto ciò nelle 24 ore di una giornata. Attrice, insegnante di recitazione, musicista, e manager di cantanti. Lirici.

Si presenti. "Mi chiamo Carlotta Oggioni, sono nata il 19 novembre del 1986 a Milano ma sono cresciuta e vivo in Brianza, fra Monza e Lissone". Studi? "Dopo il liceo linguistico Bianconi di Monza, ho preso una laurea in Scienze dei Beni culturali, specializzazione in teatro". Il percorso è stato tortuoso. "A 5 esami dalla laurea in Lettere, altra mia grande passione, ho mollato tutto". Perché? "Ho fatto un provino per entrare al Centro Teatro Attivo di Milano, un’accademia che seguiva il metodo del Maestro giapponese Tadashi Suzuki". Perché? "Volevo fare l’attrice sin da bambina, a 14 anni avevo già iniziato a recitare a livello amatoriale a Monza. Non resistevo a restare lontano da quel mondo...". Non si è fermata. "Sono andata a studiare recitazione in Grecia e in Polonia. Quella in Giappone, a Toga, è stata la più importante e formativa per me, sia professionalmente che personalmente. Ho recitato in parecchie produzioni e intanto ho cominciato a insegnare". Così giovane? "Volevo riempire la mia valigia da attore e dopo il diploma al CTA ho accettato alcune proposte che mi erano state fatte dai miei insegnanti. E mi sono messa anch’io a insegnare: un’esperienza bellissima, adoro lavorare soprattutto con gli adolescenti". Intanto? "Mi sono iscritta di nuovo all’università, a Scienze dei Beni culturali e mi sono laureata con una tesi sul teatro". Non c’è solo il palcoscenico: perché tutti recitano? "Per paura di mostrare i propri veri sentimenti, nel momento in cui si ha una maschera invece ci si sente meno vulnerabili". E lei cosa cercava? "Da ragazzina mi sono resa conto di voler vivere mille vite e di non avere abbastanza tempo per farlo, recitare invece mi ha dato questa opportunità assieme a una grande libertà". Fare l’attore si dice non paghi. "Infatti un’estate mi sono trovata anche un altro lavoretto". E la sua vita è svoltata ancora. "Mi sono ritrovata sul lago di Como a fare catering per eventi, ed è emersa una mia dote: non mi faccio mai prendere dal panico, riesco a mantenere sangue freddo nell’organizzazione. All’inizio mi occupavo di matrimoni, ma poi...". Poi? "Mi hanno chiamata a lavorare in Svizzera, per eventi musicali e mi sono ritrovata a gestire la parte artistica: finché ho deciso di mettermi in proprio". E ha creato “8 Notes management” un’agenzia di artisti di... musica lirica?! Perché l’otto? "Volevo essere la nota in più rispetto alle sette canoniche, e poi l’8 è il numero dell’infinito e nella simbologia è propiziatorio per affari e arte". Perché la musica? "Già a 5 anni suonavo il violino poi mi sono cimentata con chitarra e canto". E la lirica? "Ho sempre amato la musica classica e ho studiato tanto melodramma all’università. La lirica è meravigliosa, è teatro cantato, c’è dentro tutto, dal libretto alla partitura, dagli abiti alla scenografia". Non era più facile la musica leggera? In fondo, è quella che ascolta la maggioranza delle persone... "Secondo me invece è più difficile, ci sono tante band e devi girare locali per trovare serate, non c’è budget". E la lirica? "È diversa, ci sono produzioni importanti, se trovi i cantanti giusti, con talento e tecnica impeccabile, ci puoi riuscire". Dubbi? "Certo, forse sono stata un po’ avventata, ma se non avessi incontrato nel mio lavoro tanti artisti che si trovavano bene con me e mi chiedevano di far loro da manager, non ci avrei mai pensato. E invece ho scoperto un altro aspetto del mondo dell’arte che mi piaceva tantissimo". Non ha paura di farsi schiacciare? "Avere a che fare con dei colossi a volte è frustrante, ma non sono il tipo che si fa buttare giù facilmente, ho le spalle larghe, so guardare alla realtà con passione ma anche lucidità. E diffido sempre di chi finge di volerti dare consigli ma in realtà mira a demoralizzarti: questo lavoro è difficile, ci vuole tanta determinazione per farlo ma è anche bellissimo". Funziona? "Comincio a prendermi le mie prime soddisfazioni, sto creando una squadra di artisti e sto organizzando concerti per portare il mondo della lirica anche fuori dai teatri, il mio obiettivo è avvicinare anche i giovani. La musica lirica non deve essere avvertita solo come una forma d’arte lontana e riservata a un pubblico esperto. È arte e non può lasciare indifferenti". Quanti artisti hanno scelto la sua agenzia? "Per il momento sette: per esempio ho 2 soprani, 1 baritono, un sopranista eccezionale, da mozzare il fiato … per la mia squadra sto cercando in questo momento soprattutto tenori e bassi, non è facile trovare gli interpreti giusti". Cosa serve per sfondare? "Innanzitutto la voce, e poi tecnica e tanto studio, ma non basta. Spesso ci vogliono anche i contatti giusti, o si rischia di essere un Pavarotti confinato nel proprio tinello. Ma soprattutto serve che siano gli artisti a credere per primi in se stessi". Intanto continua a recitare, come fa a trovare il tempo per tutto? (sorride) "Basta essere più veloci". Tante vite, quale le piace di più? "Sono tutte anime che mi compongono, il teatro, l’insegnamento, la musica, la parte gestionale... ho trovato modo di essere davvero me stessa". Cosa le dà la felicità? "Sapere di aver fatto tutto quello che potevo fare, di non essermi risparmiata e sapere che quello che faccio lo faccio perché lo amo. Ottenere un ingaggio per me o un mio artista è importante, certo, ma non basta".