
Don Samuele Marelli, già responsabile della pastorale giovanile di Seregno, per 7 anni responsabile della Fondazione diocesana degli oratori milanesi
SEREGNO – Quattro ragazzi che tra il 2020 e il 2023 frequentavano l’oratorio di Seregno quando erano ancora minorenni e avrebbero subito palpeggiamenti e atti sessuali ad opera del parroco. Ora che hanno raggiunto la maggiore età risultano parti offese nell’atto di conclusione delle indagini firmato dalla Procura di Monza nei confronti di don Samuele Marelli, classe 1976, già vicario della comunità pastorale San Giovanni Paolo II di Seregno e responsabile della pastorale giovanile della stessa cittadina che comprende sei parrocchie, per sette anni responsabile della Fondazione diocesana per gli oratori milanesi.
Le accuse nei confronti del sacerdote comasco, già condannato nel processo canonico e allontanato dal servizio ecclesiastico, sono violenza sessuale aggravata e atti sessuali con minori. Secondo il procuratore monzese Claudio Gittardi e la pm Francesca Gentilini, don Samuele avrebbe sfruttato il suo ruolo di guida spirituale e di educatore per abusare della fiducia dei ragazzi, commettendo nei loro confronti abusi nella sua abitazione, ma anche durante i momenti di vacanze di gruppo o di ritiro spirituale. Il religioso, difeso dall’avvocato romano Giovanni Amorosi, è stato convocato dai magistrati per l’interrogatorio in fase preliminare, ma si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere. Ora la Procura attende il termine concesso alla difesa per presentare memorie e poi deciderà sulla richiesta di rinvio a giudizio.
Domenica 27 aprile scorso, al termine della messa delle 11 in Basilica a Seregno, il vicario episcopale monsignor Michele Elli aveva reso nota la sentenza comunicata all’Arcivescovo dal Tribunale ecclesiastico, che ha riconosciuto la colpevolezza di don Samuele Marelli in riferimento a due fattispecie delittuose per l’ordinamento canonico, “gli atti contro il sesto comandamento del decalogo” con un minore e con un maggiorenne, compiuti “tramite abuso di autorità”. Il sesto comandamento del decalogo, “Non commettere adulterio“, è interpretato dalla Chiesa come un divieto più ampio degli atti contro la castità.
La pena per il sacerdote che ne deriva è stata la proibizione, per cinque anni, di risiedere nel territorio dell’Arcidiocesi di Milano e la proibizione, per cinque anni, dell’esercizio pubblico del ministero sacerdotale; la proibizione perpetua di cercare contatti volontari con minori, se non alla presenza di un accompagnatore maggiorenne, nonché la privazione, per dieci anni, della facoltà di confessare e di poter svolgere attività di direzione spirituale.
Inoltre la proibizione perpetua di cercare contatti volontari, attraverso qualunque mezzo, con persone che erano canonicamente domiciliate a Seregno nel periodo in cui don Samuele aveva svolto il ministero sacerdotale. La vicenda di don Samuele Marelli aveva avuto inizio nel maggio del 2024, quando monsignor Elli aveva comunicato ai fedeli la sospensione del servizio pastorale del parroco, ufficialmente chiesto dallo stesso sacerdote nel febbraio 2024 “per favorire un recupero psico-fisico” e rileggere l’esperienza degli anni di ministero.
Qualcuno, all’interno della Curia ambrosiana, aveva ipotizzato che si trattasse di una crisi vocazionale, visto che il sacerdote era stato sospeso improvvisamente da tutti gli incarichi pastorali. Una brusca frenata per un prete con una carriera brillante fatta di continue promozioni e l’aspirazione di ricoprire il ruolo di direttore del Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Conferenza episcopale italiana. Invece poco a poco erano iniziate a spargersi le voci di una deriva a sfondo sessuale alla base dell’allontanamento. Ma soltanto la conferma dei giudici ecclesiastici ha scoperchiato il pentolone.