STEFANIA CONSENTI
Politica

L’urbanista Carlo Ratti: “Milano è un laboratorio, ma dopo anni vissuti di corsa ora serve equilibrio”

Il docente del Politecnico e del Mit: “L’inchiesta è un’opportunità per riflettere. Bisogna ascoltare i cittadini”

Lo skyline di Porta Nuova visto dal terrazzo all'ultimo piano della Torre Velasca appena restaurata

Lo skyline di Porta Nuova visto dal terrazzo all'ultimo piano della Torre Velasca appena restaurata

Milano, 20 luglio 2025 – “Le città sono splendide invenzioni”, secondo Carlo Ratti, architetto, urbanista, professore al Mit di Boston e al Politecnico di Milano, cofondatore dello studio internazionale Cra-Carlo Ratti associati, curatore della 19esima Mostra internazionale di Architettura della Biennale di Venezia. “Ci permettono di fare insieme cose che altrimenti non potremmo fare”.

E Milano, sostiene, da città cupa e industriale, “nell’ultimo decennio è stata l’unica in Italia capace di sostenere un ruolo importante sulla scena mondiale. È stata premiata la sua capacità di essere un laboratorio”. Ed è questo il punto di vista dal quale parte Ratti, al netto delle questioni giudiziarie. “Possiamo discutere se un nuovo grattacielo sia bello o brutto, ma a livello urbano il cambiamento è stato positivo”.

Carlo Ratti, architetto e urbanista
Carlo Ratti, architetto e urbanista

Architetto che idea si è fatto su ciò che accade a Milano?

“Ho seguito la vicenda principalmente dai giornali, soprattutto dagli Stati Uniti – sono rientrato da New York solo ieri. Mi sembra ci siano due livelli da considerare: da un lato, l’aspetto giudiziario, su cui si deve esprimere la magistratura. Dall’altro, un problema più profondo e sociale: dopo anni di crescita, Milano rischia di diventare una città troppo esclusiva per i suoi stessi abitanti. Ma ogni crisi è anche un’opportunità. Dopo la corsa, può essere il momento di fermarsi a riflettere: dove vuole andare Milano domani?”.

Sembra il cuore del problema.

“Da architetto e urbanista vedo chiaramente che c’è un problema strutturale: la normativa urbanistica in Italia è un labirinto di regole, spesso opache e contraddittorie. In un sistema così complicato è possibile che qualcuno se ne approfitti. Servirebbe una grande operazione di semplificazione, nazionale e locale. Potrebbe essere un programma bipartisan con ricadute molto positive”.

Giuseppe Marinoni, a sinistra. A destra, il sindaco Giuseppe Sala e il magnate dell'immobiliare Manfredi Catella
Giuseppe Marinoni, a sinistra. A destra, il sindaco Giuseppe Sala e il magnate dell'immobiliare Manfredi Catella

Un esempio concreto?

“I nuovi strumenti digitali potrebbero aiutare a rendere i processi veloci e trasparenti, come insegna Singapore. Poi la rigida separazione tra funzioni urbane – abitazioni, uffici, commercio – è un residuo novecentesco che oggi ha poco senso. Soprattutto dopo i cambiamenti nel modo di vivere e lavorare portati dal Covid. In uno studio realizzato al Mit con l’economista Ed Glaeser, abbiamo visto che rimuovere certi vincoli urbanistici aiuta a creare città più vivibili. Serve un’urbanistica più trasparente, basata su pochi principi chiari. Partirei da questo: dato che in Italia la popolazione non cambia e gli standard nemmeno, zero consumo di suolo, ovunque”.

Si corre il rischio di buttare via il modello di una Milano finalmente europea...

“Il successo di Milano negli ultimi dieci anni è sotto gli occhi di tutti. È l’unica città italiana davvero globale, una porta sull’Europa, un polo di attrazione per talenti internazionali grazie a università come il Politecnico e la Bocconi”.

Ma una città di successo deve per forza essere anche e solo una città per ricchi?

“No, ma il successo urbano ha un prezzo. Succede da quando sono nate le città circa 10.000 anni fa: quando una area urbana ha successo e attrae persone, i beni scarseggiano – in primis il suolo – e i prezzi salgono. È un problema, certo, ma come si dice in inglese: “a good problem to have”. L’alternativa è il declino, lo svuotamento. Pensiamo a Detroit o Cleveland”.

Una prospettiva spaventosa. Quali sono i correttivi?

“Bisogna evitare che si creino bolle speculative, come in borsa. E poi esistono strumenti efficaci per garantire l’equilibrio della civitas, della comunità cittadina. Incentivi per costruire di più se si destinano quote di alloggi a prezzi convenzionati. Un modo per bilanciare crescita e inclusività”.

E poi?

“Ascoltare i cittadini facendo leva sull’intelligenza collettiva. Mettere in campo quei correttivi che consolidino, senza rinnegare, il successo del modello Milano e del modello Lombardia. Costruire il futuro è sempre questione di scelte”.