Case Aler a richiedenti asilo, il retroscena: tra i meloniani ci fu chi disse sì alla proposta

L’obiettivo era ottenere che il ministero dell’Interno come contropartita ristrutturasse gli appartamenti

Esperimento pilota a Monza  Case popolari ai migranti  Asse fra prefetto e Regione

Esperimento pilota a Monza Case popolari ai migranti Asse fra prefetto e Regione

Checché se ne dica, riesce difficile immaginare e credere che Patrizia Palmisani, Prefetto di Monza e Brianza, possa aver frainteso in maniera tanto eclatante la posizione dei suoi interlocutori sul tema dell’accoglienza dei richiedenti asilo. Il riferimento non è solo a Paolo Franco, assessore regionale alla Casa, esponente di Fratelli d’Italia, ma anche ai sindaci e agli assessori dei Comuni della Brianza. E, infatti, fonti qualificate raccontano una parte di storia fin qui rimasta nel chiuso delle stanze della prefettura brianzola. E con buona pace dello stato maggiore lombardo di Fratelli d’Italia, trattasi di una parte di storia che conduce di nuovo al partito leader per consensi in Lombardia e nel Paese. Un passo alla volta, allora.

È il 3 luglio quando Franco risponde alla lettera con la quale Palmisani chiede conto della possibilità di inserire le case Aler nella rete di accoglienza CAS. La risposta completa dell’assessore è la seguente: "Le confermo la disponibilità di questo assessorato di verificare, insieme ai sindaci della provincia di Monza e Brianza che hanno manifestato l’interesse, le possibili soluzioni per valutare un ipotetico ampliamento della rete di accoglienza, in coerenza con le finalità della legge regionale 16 del 2016, come da Lei richiesto. Gli uffici della Direzione prenderanno contatto con le amministrazioni che vorrà indicarci per verificare le idonee procedure e il rispetto dei vincoli abitativi vigenti, legati all’utilizzo temporaneo di alloggi SAP (Servizi Abitativi Pubblici ndr ), anche in ragione dell’esigenza di una complessiva sostenibilità economica e sociale dell’intervento".

Non è un sì entusiastico – ammesso e non concesso che entusiasmo e burocratese possano stare nelle stesse righe – ma non è neppure un no. È cortesia, come dice l’assessore? Sicuramente. Soprattutto, in quelle righe l’assessore sembra nascondersi dietro le norme: "Se la legge 16 lo consente, se ne può discutere". Un possibilismo che riesce strano alla luce dei valori propugnati da FdI in fatto di gestione dei migranti e alla luce dei comunicati di ieri, tutti all’insegna del "prima i lombardi". Franco, allora, pare un po’ il protagonista de “Il Grande Capo“, un film di Lars Von Trier nel quale il titolare di una società di informatica finge di aver sopra di sé un altro capo al quale attribuisce decisioni in realtà sue.

Ma – ecco l’altra parte della storia – altrettanto possibilismo era stato espresso da un altro esponente di FdI, Fabio Sclapari, assessore comunale alle Politiche Sociali di Desio, già il 27 giugno durante una riunione in Prefettura sul tema dell’accoglienza dei migranti, una riunione alla quale sono stati invitati solo i Comuni al di sopra dei 20mila abitanti.

In questa occasione Palmisani ha proposto l’utilizzo degli alloggi popolari e Sclapari, secondo quanto riferito da fonti attendibili, non è stato tra quanti si son girati dall’altra parte ma ha fatto una controproposta: il ministero avrebbe potuto destinare temporaneamente ai migranti gli alloggi Aler bisognosi di ristrutturazione a patto che prima li ristrutturasse di tasca propria. Contattato da Il Giorno , Sclapari dichiara: "Il mio era un ragionamento ipotetico, una controproposta il cui senso era quello di ottenere una contropartita nel caso in cui, secondo il prefetto, fosse proprio inevitabile ricorrere agli alloggi popolari". È di possibilismo in possibilismo che si creano certi fraintendimenti.

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