Cessione di Saras a Vitol: i timori dei sindacati e il nodo piano industriale

I rappresentanti dei lavoratori manifestano la loro preoccupazione alla notizia della raggiunta intesa sull’acquisizione del 35% della società della famiglia Moratti

Massimo Moratti; a destra, la raffineria Saras di Sarroch

Massimo Moratti; a destra, la raffineria Saras di Sarroch

Milano, 12 febbraio 2024 – Cessione di Saras agli olandesi di Vitol: i sindacati che rappresentano i dipendenti dell’azienda della famiglia Moratti manifestano preoccupazione.

La notizia della raggiunta intesa per l’acquisizione del 35% della società fondata da Angelo Moratti nel 1962 è stato “un fulmine a ciel sereno”, dicono i responsabili del sindacato. I quali, ora, attendono dai nuovi proprietari aggiornamenti sul futuro piano industriale. Nella sostanza vogliono capire quali sono le intenzioni del colosso olandese riguardo una delle più grandi raffinerie d’Europa.

Fine di un’epoca

Nessuno tra i vertici dei sindacati sardi e le Rsu della Saras di Sarroch si aspettava una cessione così imponente delle quote che segna la fine di un'epoca, quella della famiglia Moratti in Sardegna, dopo 62 anni. E tra Cgil, Cisl e Uil c'è preoccupazione per il futuro di una delle più grandi raffinerie del Mediterraneo e d'Europa con una capacità di lavorazione pari a 15 milioni di tonnellate annue (300.000 barili al giorno).

Il sito industriale di Sarroch rappresenta circa il 20% della capacità di raffinazione italiana e al suo interno operano circa 1300 lavoratori diretti ai quali si aggiungono quasi 3mila dell'indotto.

I timori

"La notizia della cessione arrivata ieri sera con una comunicazione ufficiale ovviamente ha creato molta preoccupazione tra i lavoratori perché non solo finisce un'era ma perché occorre capire quale sarà il futuro di questo sito produttivo - dice all'Ansa Stefano Fais, segretario organizzativo Filctem ed esponente della Rsu Saras - in questo momento attendiamo di incontrare il presidente uscente e la nuova proprietà per conoscere il nuovo piano industriale che per noi è importante per salvaguardare i livelli occupazionali. Il dato di fatto è, però, che un'altra grossa azienda nazionale non sarà più italiana ma olandese”.

"Abbiamo visto in Sardegna e in Italia che le multinazionali non sempre hanno consolidato il business che li precedeva – chiosa Fais – Ora attendiamo di conoscere il loro piano".

Cambio di prospettiva

Proprio l’ingresso in un gruppo così ampio e con interessi così diffusi rappresenta una fonte di preoccupazione. Marco Nappi, segretario generale regionale Femca Cisl, si dice "scioccato per la notizia arrivata all'improvviso. Sappiamo che entrare in un contesto di una multinazionale cambia tutto”.

“Cosa succederà e come sarà l'approccio della nuova proprietà – prosegue l’esponente del sindacato – lo vedremo nelle prossime settimane ma già oggi c'è una forte preoccupazione perché non conosciamo l'azienda che subentra e credo di poter dire che questo sentimento si percepisce in tutta la raffineria, ma anche in tutto il territorio, nelle aziende d'appalto e tra le istituzioni locali."

Richiesta di continuità

Si attende, comunque, di vedere le carte che vorranno giocare i nuovi proprietari. L’auspicio è che si pongano in continuità con le ultime iniziative della dinastia petrolifera milanese. “C'erano dei rumors in settimana però questo è stato un fulmine a ciel sereno - sostiene Pierluigi Loi della Uiltec - la famiglia Moratti ha sempre prestato massima attenzione alla Sardegna e nell'ultimo decennio ha fatto forti investimenti, per rendere la raffineria di Sarroch molto competitiva”.

"Auspichiamo che ci sia lo stesso stesso corso in termini di investimenti, sviluppo e occupazione anche da parte di Vitol – chiude Loi – perché servono forti investimenti per rimanere competitivi sul mercato globale in questo momento di transizione energetica".

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