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Cultura e Spettacoli

Vincenzo Mollica in scena al Teatro degli Arcimboldi: “Dalla Merini a Pratt e Fellini. La memoria è la mia nuova vista”

“L’arte di non vedere”, viaggio notturno nella sua vita di giornalista: “Il 27 gennaio compio 71 anni, li festeggio così, con due spettacoli dedicati a Renzo Fantini”

Vincenzo Mollica

Vincenzo Mollica

Milano  –  Saramago scriveva che gli occhi della gente sono l’unico luogo del corpo dove esiste ancora un’anima. "Ma io sono più d’accordo con Picasso, secondo cui il vero pittore non disegna quello che vede, ma quello che sente" ammette Vincenzo Mollica, in scena domani sera agli Arcimboldi con “L’arte di non vedere”, viaggio notturno nella sua vita di giornalista a cui l’oscurità non toglie i colori del ricordo.

Un’esistenza davanti alla telecamera, che l’ex giornalista del Tg1 raccontata sul filo di una memoria passando dallo smoking della Notte degli Oscar ai collegamenti dal Festival di Sanremo sul mitico balconcino dell’Ariston. "Visto che il 27 gennaio compio 71 anni, sono ancora dentro ai quei 70 che mia figlia Caterina e alcuni amici mi hanno chiesto di festeggiare così, con due spettacoli, a Roma e Milano, che dedico a Renzo Fantini, manager di Paolo Conte, Francesco Guccini, Vinicio Capossela e mio amico di lunga data scomparso nel 2010".

Com’è andata a Roma?

"Mi hanno emozionato l’affetto e il calore del pubblico, la grande partecipazione, le standing ovation. Praticamente, un applauso dall’inizio alla fine. Inizio l’incontro raccontando la mia condizione attuale e di come quell’arte del vedere che ha caratterizzato gran parte della mia vita si abbracci con quella del non vedere".

Sul palco non è solo, ma accompagnato al piano dal “cantaviatore” Enrico Giaretta, che ha curato pure le musiche e le sonorizzazioni dello spettacolo.

"Ragionando sulla possibilità di integrare il monologo con dei momenti musicali, i produttori dello spettacolo mi hanno presentato questo cantautore di straordinaria bravura, con la passione per il volo. Visto che perdendo la vista mi si è ristretta pure la scrittura, da quando sono andato in pensione scrivo aforismi in rima su Instagram. Enrico ne ha scelti alcuni e li ha trasformati in una specie di brano dadaista, ‘Le molliche di Mollica’, che esegue durante o spettacolo. Una piccola suite molto divertente".

Il motto meglio riuscito?

"Forse: ‘omerico non fui per poesia, ma per mancanza di diottria’".

Ad agosto è stato sindaco per un giorno di Castione della Presolana.

"Ormai passo sei-sette mesi l’anno in alta Val Seriana, a Bratto, sopra Bergamo, e il resto del tempo a Roma. Quella di Castione è stata un’esperienza bellissima. Molto utile per capire dall’interno il funzionamento di un’amministrazione e di come dovrebbe essere la politica fatta bene".

Fra l’altro, con risultati immediati.

"Abbiamo approvato due delibere di giunta molto belle, una per comprare un’autoambulanza speciale per i ragazzi che fanno volontariato e l’altra per il restauro di una statua del Settecento che c’è in parrocchia".

Conoscendo fin da bambino il destino che l’attendeva, ha cercato d’imprimersi nella mente le persone, i luoghi, la natura che le passavano davanti agli occhi.

"Dall’età di sette anni è diventato per me un meccanismo automatico. Ricordarmi le città, le strade, le stanze, i quadri, i libri e i fumetti letti, una pratica continua".

Fra i tanti incontri, i tre volti che le sono rimasti più impressi?

"Sicuramente Federico Fellini, Alda Merini e Hugo Pratt. Ho fatto tanti servizi sulla Merini, persona luminescente che emanava poesia in ogni suo gesto. Talvolta mi telefonava per dettarmi di getto poesie che poi mi chiedeva indietro quando doveva pubblicarle nei libri. Agli Arcimboldi parlerò di una molto particolare, intitolata ‘Lettera a Mollica’, poi inserita nella raccolta ‘Clinica dell’abbandono’".

Il volto di uno straniero, o di una straniera, che si porta dentro?

"Louise Brooks, l’attrice e showgirl americana che ha ispirato a Guido Crepax il fumetto di Valentina. La Lulù de ‘Il vaso di Pandora’ di Pabst, film fondamentale. Un’icona non solo per me e per Crepax, ma anche per Andrea Camilleri che diceva: quando vedo una foto di Miss Brooks mi alzo in piedi, per rispetto".