ANDREA GIANNI
Cronaca

Il giorno di Catella davanti al Riesame: ecco perché la Procura si oppone con forza alla libertà

Inchiesta sull’urbanistica a Milano: già revocati gli arresti per i cinque arrestati. Succederà lo stesso per il patron di Coima ritenuto dai pm perno del sistema? Lo scontro tra accusa e difesa è sulle consulenze

Manfredi Catella, fondatore e ceo di Coima in una foto di archivio

Manfredi Catella, fondatore e ceo di Coima in una foto di archivio

Milano – Una battaglia che si concentrerà sul nodo delle consulenze, per la Procura fittizie e invece, secondo la difesa, lecite e legate a lavori realmente eseguiti.

Il “patto corruttivo” tra Manfredi Catella e l’ex componente della Commissione per il paesaggio Alessandro Scandurra, nel periodo in cui Coima spingeva per ottenere il parere favorevole al progetto del Pirellino, dimostrato secondo i pm da fatture e documenti analizzati nell’ambito delle indagini.

Il pericolo che, se rimesso in libertà, il “re del mattone" possa continuare a esercitare la sua influenza nonostante “le rassegnate limitazioni delle cariche ricoperte”. Passi indietro che, come aveva evidenziato il gip Mattia Fiorentini nell’ordinanza con cui aveva disposto i domiciliari, “non impediscono certo la ripresa/continuazione delle relazioni strategiche propedeutiche alla costruzione di rapporti clientelari e scambi di natura corruttiva”.

La Procura mette sul tavolo dei giudici del Riesame una nuova memoria che si concentrerebbe proprio sul nodo delle consulenze ai professionisti per argomentare la necessità di confermare gli arresti domiciliari per Catella, dopo che nei giorni scorsi accogliendo i ricorsi delle difese il Tribunale ha rimesso in libertà gli altri cinque arrestati nell’ambito della maxi-inchiesta sull’urbanistica milanese: hanno sostituito i domiciliari con un’interdittiva di un anno per l’ex assessore Giancarlo Tancredi, l’ex presidente della Commissione paesaggio Giuseppe Marinoni e il manager Federico Pella. Per Alessandro Scandurra e Andrea Bezziccheri (quest’ultimo era l’unico a essere finito in carcere) sono stati annullati gli arresti.

Catella, secondo la procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano e i pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici che coordinano le indagini della Gdf, è un personaggio chiave in quel presunto “sistema Milano" fatto di commistioni fra politica e imprenditoria, palazzi costruiti su aree dismesse e fatti passare per ristrutturazioni, favori e pressioni con il fulcro nella Commissione per il paesaggio, l’urbanistica nelle mani di una “cupola”, consulenze fittizie per mascherare tangenti. Accuse che Catella ha sempre respinto, e contro le quali è pronto a dare battaglia anche in aula. Oggi è prevista la sua partecipazione all’udienza davanti al Riesame, durante la quale illustreranno ai giudici le loro memorie i pm e i difensori di Catella, gli avvocati Francesco Mucciarelli e Adriano Raffaelli.

Un’argomentazione difensiva che, in particolare verte su quella fattura da 28.548 euro versata da Coima a Scandurra che per il gip era “funzionale” a giustificare un patto corruttivo e “oggettivamente falsa”. Una fattura emessa da Scandurra il 31 luglio 2023 e da pagare entro un mese, per una consulenza sul progetto dello studentato in via Messina 53. Secondo i pm, la “mancata astensione” di Scandurra alla seduta della Commissione per il paesaggio del 5 ottobre 2023 remunerata con quei 28.548 euro, quando si discuteva sul progetto del Pirellino presentato da Coima, è “tra gli indici inequivocabili del patto corruttivo in essere tra il pubblico ufficiale (Scandurra in qualità di membro della commissione, ndr) e Catella”. La difesa, però, fornisce una lettura opposta. “A dettare i tempi dell’incarico in questione da Coima a Scandurra – si legge nella memoria – non è, all’evidenza, la seduta del 5 ottobre 2023” conclusa con il “parere favorevole senza più condizioni” al Pirellino “bensì il dato cronologico non flessibile costituito dall’aggiudicazione del luglio 2023 dell’area di Messina 53 e dalla conseguente possibilità di partecipazione al bando” sugli studentati presentato dal ministero dell’Università e della Ricerca. Bando che “prevedeva tempistiche definite e non modificabili” come la disponibilità dei posti letto entro maggio 2026. Quel “patto corruttivo”, quindi, secondo la difesa non sarebbe basato su prove ma su “mere congetture”, e la misura dei domiciliari va revocata.