SERENA CURCI
Cultura e Spettacoli

Veronica Repetti, la “Linguistacattiva”: le parole sono un’opportunità. Ponte o muro, dipende da noi

La linguista svela segreti e magie della comunicazione: dall’Aymara dove futuro e passato sono invertiti al ‘!xóõ’ con le consonanti-significato

Veronica Repetti

Veronica Repetti

Milano – Il giro del mondo in 80 lingue. Per molti questa è un’impresa impossibile, ma per Veronica Repetti – linguista e founder della pagina Instagram “Linguisticattiva“ – si tratta di una missione da portare a termine, anzi di un viaggio tra le meraviglie, i misteri e le curiosità dell’espressione umana. Ed è con questo spirito che Repetti ha scritto proprio un libro intitolato “Il giro del mondo in 80 lingue” – edito da Ponte alle Grazie e disponibile in libreria da venerdì – con l’obiettivo di prendere per mano i suoi lettori e portarli alla scoperta di tutte le forme comunicative disseminate qua e là per la Terra. Un piccolo manuale d’istruzione per imparare a maneggiare con cautela la complessità dei linguaggi e per celebrare proprio tutte quelle differenze che rendono ogni Paese un territorio da scoprire e da cui lasciarsi meravigliare. E dopo anni e anni in cui l’inglese, il francese e tante altre lingue hanno avuto il ruolo di protagoniste tra i banchi di scuola, Repetti accende i riflettori su un sottobosco linguistico spesso dimenticato. E così, sfogliando le pagine del suo libro, è possibile incontrare i Mazatechi del Messico e i Kickapoo, popolazioni che utilizzano il fischio come forma di espressione; i primi lo adoperano per veicolare messaggi riservati - un codice Morse ‘made in Mexico’ - mentre per i secondi diventa un efficace metodo di corteggiamento. Repetti gioca con le parole e il libro, come una lente d’ingrandimento, analizza da vicino una magia capace di unire il mondo intero: la comunicazione umana.

Repetti, per lei che cosa sono le parole?

“Sono un’opportunità: ci permettono di raccontare agli altri cosa abbiamo dentro di noi, ma al tempo stesso ci consentono di capire il mondo che ci circonda”.

Lei ha analizzato oltre 80 lingue: qual è la forma di comunicazione che l’ha più colpita?

“Direi l’Aymara, lingua caratterizzata da un ribaltamento spazio-temporale molto curioso: il futuro, essendo percepito come un mistero da svelare, si trova dietro coloro che parlano, mentre il passato, essendo frutto di avvenimenti che riescono a visualizzare, si trova di fronte. Per noi, invece, è l’esatto opposto: abbiamo alle spalle i ricordi e davanti ai nostri occhi l’ignoto”.

E la lingua più complessa da parlare?

“Per un italiano lo ‘!xóõ’ potrebbe essere uno scoglio difficile da superare. In questa lingua parlata tra Botswana e Namibia certe consonanti assumono un significato vero e proprio. Diciamo che se organizzassimo un’Olimpiade dei fonemi lo ‘!xóõ’ avrebbe buone probabilità di finire sul podio”.

Nel suo libro racconta che oltre 70 gruppi umani comunicano fischiando. Quali forme di comunicazione potremmo ritenere inusuali?

“Ci sono lingue che hanno a disposizione oltre dieci generi grammaticali. Per noi europei, abituati al maschile, femminile e neutro, può essere straniante; hanno persino classi nominali per oggetti appuntiti o piante”.

Lei affronta anche il tema dei dialetti italiani. Alcuni di questi, come il napoletano, vengono considerati lingue da molte persone: è realtà o semplice orgoglio per la propria regione?

“Sono senza alcun dubbio delle lingue, ma è l’ambito giuridico a rimescolare le carte. Inoltre, il termine ‘dialetto’ è un’accezione sociolinguistica nata per descrivere un idioma parlato unicamente da un gruppo ristretto di persone”.

In un mondo in cui si alzano muri e si delineano confini sempre più netti, quale ruolo possono avere le lingue?

“Le lingue si sono sempre mischiate tra di loro, anzi spesso le parole viaggiano più veloci dell’uomo. La comunicazione può essere un ponte o un muro: la responsabilità è tutta nelle nostre mani”.