NICOLA PALMA
Cultura e Spettacoli

Scala, sfuma la consulenza a Meyer: stop di governo e Regione nel Cda

In arrivo il sovrintendente Ortombina, il nodo dei tempi e il totonomi per il Consiglio. Sul tavolo il dopo Chailly

Dominique Meyer, 69 anni, sovrintendente Scala uscente, con il direttore musicale Riccardo Chailly, 71 anni

Dominique Meyer, 69 anni, sovrintendente Scala uscente, con il direttore musicale Riccardo Chailly, 71 anni

Milano – Non c’è transizione scaligera senza spine. E forse non c’è neanche da sorprendersi. Per quanto si cerchi di programmare il futuro in anticipo, con la formula della convivenza tra manager ormai diventata consuetudine negli ultimi tre passaggi di consegne (quello in corso e i precedenti Lissner-Pereira e Pereira-Meyer), restano quasi sempre questioni in sospeso che si trascinano fino al definitivo cambio della guardia. Ieri mattina è andata in scena l’ultima seduta del Consiglio d’amministrazione in carica, in scadenza tra meno di due settimane: alla prossima riunione, in programma il 17, dovrebbero esserci i nuovi membri del board a firmare il contratto del sovrintendente in pectore Fortunato Ortombina.

Il condizionale resta d’obbligo, anche perché al momento non sono ancora arrivate indicazioni precise sui nomi indicati dal Ministero della Cultura e dalla Regione, che esprimono complessivamente tre consiglieri (due e uno): sul primo fronte, il finanziere Francesco Micheli punta all’ennesima riconferma, mentre Maite Carpio Bulgari dovrebbe essere rimpiazzata; per quanto riguarda Palazzo Lombardia, l’ipotesi più probabile è quella della sostituzione dell’attuale rappresentante Nazzareno Carusi. I rumors in teatro accreditano lo scenario di un’accelerazione nei prossimi giorni (ne mancano appena undici alla deadline), così da far partire la nuova era senza ritardi né impasse. Del resto, le decisioni da prendere sono tante e importanti: a cominciare dal dopo Chailly, con Daniele Gatti in pole.

Durante il vertice di via Filodrammatici presieduto dal sindaco presidente Giuseppe Sala, l’attuale numero uno Dominique Meyer – che saluterà il 28 febbraio e che non ha mai nascosto la forte irritazione per un rinnovo che crede fermamente di aver meritato (e i risultati parlano per lui) – ha illustrato al Cda una sorta di bilancio finale della sua attività, sottolineando una volta di più i lusinghieri numeri finanziari (conti sempre in attivo, con utili non trascurabili) e artistici (elevatissimo indice di riempimento di platea e palchi) e lasciando in eredità le solide basi di una rivoluzione ecologica e tecnologica ancora da completare: dal piano sul risparmio energetico al processo di digitalizzazione, dai progetti di inclusività alla valorizzazione dell’archivio storico, fino alla riorganizzazione dell’organigramma aziendale.

Sul tavolo c’è (o c’era, sarebbe meglio dire) anche una possibile consulenza da affidare all’alsaziano, magari sulla Magnifica Fabbrica che riunirà laboratori e depositi della Scala in un’unica sede a Rubattino: il compenso (i ben informati parlano di cifre attorno ai 50mila euro) sarebbe stato letto anche come una sorta di riconoscimento a posteriori per aver dovuto rimpiazzare a fine 2019 Pereira (diretto al Maggio Fiorentino) prima dei tempi stabiliti (con conseguente addio anticipato alla Staatsoper di Vienna); un compenso che non avrebbe inciso sul tetto massimo dei 240mila euro annui fissato dalla legge, considerato che nel 2025 Meyer incasserà solo un sesto (i primi due mesi dell’anno) dello stipendio totale. Tuttavia, le indiscrezioni che filtrano dal Piermarini dicono che l’idea è stata fortemente osteggiata dai consiglieri di Governo e Regione. Alla fine, non se n’è fatto nulla: l’argomento è stato posticipato al prossimo summit, anche se il rinvio sa tanto di melina per passare la patata bollente su una decisione nei fatti già presa. Tradotto: “no” alla consulenza.