GRAZIA LISSI
Cultura e Spettacoli

Nicoletta Manni diventa “Paquita”: “Passionale e sensibile, come me”

L’étoile protagonista alla Scala del balletto in due atti, coreografia di Pierre Lacotte: “Una sfida per tutti”

Nicoletta Manni durante un balletto sul palcoscenico della Scala

Nicoletta Manni durante un balletto sul palcoscenico della Scala

Milano – La nostra étoile è una ragazza gentile e sensibile, capace di calarsi in ogni ruolo con intelligenza e profondità. È Nicoletta Manni, protagonista alla Scala di “Paquita” balletto in due atti, musica di Deldevez e Minkus, coreografia di Pierre Lacotte. Nuova produzione scaligera da stasera fino al 26 giugno.

Buongiorno Nicoletta, per la prima volta sarà Paquita.

“Ho già danzato il Divertissement finale del balletto, questa volta debutto nel ruolo principale. L’interpretazione di Paquita è una delle più difficili che ho mai incontrato; nel primo atto ci sono tre variazioni, la seconda, addirittura, è composta da sette parti e non da quattro, come di consueto. Un ingresso con il botto, Paquita non si ferma mai. E’ stato un gran lavoro per tutti noi, una piacevole sfida che abbiamo accettato”.

Chi è Paquita?

“Una giovane spagnola dal carattere complesso. Da un lato è una zingara spavalda, sicura di sé, femminile e seducente; dall’altro è una ragazza smarrita che ignora le sue origini, sa di essere stata rapita bambina ma non ricorda nulla della sua famiglia. Le sue incertezze la trasportano in balia di avvenimenti incredibili finché scopre di appartenere a una nobile dinastia e di poter sposare, finalmente, il suo Lucien. Quando arriva il Grand Pas finale, quello più conosciuto dal grande pubblico, a Paquita è già accaduto di tutto e di più”.

Fra i due caratteri della protagonista quali sente maggiormente vicino?

“Mi piace interpretare entrambe. Della “prima” Paquita amo l’intraprendenza e la passionalità da donna del Sud in cui mi ritrovo: sono pugliese. E’ anche interessante rappresentare l’animo introspettivo e sensibile della ragazza”.

Cosa crede di avere ricevuto dalla sua terra?

“L’essenzialità dei valori. Ho imparato presto a non illudermi, a essere concreta, a non credere a tutto, sono consapevole delle mie origini e apprezzo tutto ciò che la vita mi dà. I miei genitori mi hanno insegnato che se metto me tutto me stessa, amore, rispetto, perseveranza in tutto quello che faccio avrò sempre buoni risultati”.

E da Milano?

“Ci vivo dall’età di 12 anni, sono alcuni anni all’estero ma ho sentito il desiderio di tornare. E’ la città che mi ha adottato, ho vissuto più qui che altrove, ci sono dei luoghi a cui sono affezionata come i Navigli. E la Scala, il posto in cui mi sento più protetta al mondo. Appartengo a un mondo bellissimo e particolare, quello del balletto, il Teatro è il mio punto di riferimento per ogni cosa”.

Ancora bambina ha lasciato la famiglia, lo rifarebbe?

“Sì, anche se quello è stato il momento più duro della mia vita. Sono legatissima ai miei, rimpiangerò sempre il tempo che non ho vissuto con loro, oggi so che senza quel distacco non sarei quella che sono. Ricordo quando i miei mi accompagnavano alla stazione perché dovevo rientrare a Milano, per starmi più vicino mi portavano a quella della città successiva. Non riuscivamo a lasciarci”.

Sua madre è un’insegnante di danza. Quanto ha giocato nelle scelte della sua vita?

“Ho scoperto la danza a tre anni nella sua scuola e ho iniziato a studiarla. Se non fosse accaduto avrei sicuramente scelto una professione artistica, umanistica e non scientifica”.