GI.BO.
Cultura e Spettacoli

Memoriale della Shoah, parole che sfidano l’oblio: una mostra nata dal dialogo tra Liliana Segre e Maloberti

Dopo l’installazione “Invitami notte a immaginare le stelle” nel 2023 al Binario 21 altre quattro opere. L’artista: “Per non dimenticare il passato, affinché non si ripeta”

Una delle opere in esposizione al Memoriale della Shoah

Una delle opere in esposizione al Memoriale della Shoah

Milano – Lui, l’artista Marcello Maloberti, è l’autore di quell’installazione, “Invitami notte a immaginare le stelle”, che da quasi due anni prova a illuminare chi varca la soglia del, o anche solo passa davanti al Memoriale della Shoah. Lei, la senatrice a vita Liliana Segre, testimone della Shoah sopravvissuta ad Auschwitz dove fu deportata proprio da quel Binario sotterraneo 21 a 13 anni, è l’autrice di quelle parole; e la stessa persona che, molto prima, aveva voluto ad accogliere i visitatori all’interno un’altra scritta a caratteri giganti, “Indifferenza”, a memento di ciò che ha reso possibile la Shoah e altre tragedie dell’umanità. Dal dialogo tra Segre e Maloberti son nate altre quattro opere, visibili in una mostra che apre oggi e resta fino al 16 marzo 2025 al Memoriale: “Marcello Maloberti. Tu sei la memoria della mia notte”.

“Questa mostra rappresenta un incontro profondo tra passato e presente, tra arte e memoria, e ci invita a riflettere sul suo valore universale come chiamata all’azione e alla consapevolezza”, osserva l’assessore comunale alla Cultura Tommaso Sacchi, ringraziando per l’iniziativa la Fondazione Memoriale della Shoah e il Pac che fino al 9 febbraio ospita “Metal Panic”, la più ampia personale mai dedicata a Maloberti, curata da Diego Sileo.

L’esposizione al Memoriale è concepita come un ponte tra l’arte contemporanea e le testimonianze del passato per proporre ai visitatori un’esperienza capace di scuotere le loro coscienze. “Ci ricorda l’importanza delle parole, la loro “aura”, in un momento storico in cui corrono come forse mai prima il rischio di perdere di valore”, osserva Marco Vigevani, presidente del comitato Eventi del Memoriale.

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Una delle opere in esposizione al Memoriale della Shoah

Nel percorso espositivo l’artista nato a Codogno 59 anni fa riprende la riflessione sulla memoria e l’allarga con quattro nuove opere create in dialogo con la senatrice a vita. “Lavorare con Liliana Segre è stato per me un grande onore - racconta Maloberti –. Abbiamo creato insieme un’opera maestosa per ricordare gli orrori passati e soprattutto per non dimenticarli, affinché questi non vengano mai ripetuti. Il suo carattere forte e la sua tenacia mi affascinano, la sua esperienza ci aiuta a prendere consapevolezza ed amare ogni istante della vita”.

È un percorso di domande poste al visitatore, spunti e anche provocazioni per indurlo a riflettere, che si conclude con un intervento (ideale e reale) di Segre che somiglia a una richiesta di “prendere in carico” la memoria e la testimonianza prima di uscire, permettendogli non solo di conoscere la storia, ma di farne parte. “L’arte contemporanea può essere un importante e prezioso strumento di conoscenza - osserva Sileo, che è anche il curatore del Padiglione d’arte contemporanea (Pac) –. Fare arte significa farsi testimoni di un tempo presente senza tralasciare l’eredità del passato e la responsabilità del futuro”.

La mostra fa parte del palinsesto del Memoriale per il Giorno della Memoria, che cade lunedì 27 gennaio, ottantesimo anniversario del disvelamento al mondo della Shoah con l’ingresso dell’Armata Rossa ad Auschwitz. Da martedì scorso, e fino al 23 febbraio, il Binario 21 ospita anche un’altra mostra, su “L’università di Milano e le leggi antiebraiche”, e lunedì il Memoriale sarà aperto tutto il giorno per visite gratuite; alle 11 si terrà online un dialogo tra Segre e Vigevani, “Perché non sia una riga nei libri di storia”. Mercoledì 29 gennaio è poi in programma la presentazione del libro “Le radici del male. Antisemitismo e Costituzione” di Nannerel Fiano; giovedì 30 invece una rilfessione su come è cambiata nel tempo la funzione (e la ricezione) della testimonianza dei sopravvissuti, a partire da un articolo, “Anniversario”, scritto da Primo Levi nel 1955.