
MadMan sarà di scena all’Alcatraz
Milano, 8 maggio 2018 - Quando ho cominciato lui, l’hip hop era merce di contrabbando o quasi. Oggi è mercato. Già perché MadMan, in scena questa sera all’Alcatraz, parla alla generazione “on demand”, quella che vive in rete e si ciba della musica che prospera su Spotify o Youtube. L’ultimo biglietto per il concerto al locale di via Valtellina il rapper di Grottaglie l’ha staccato ieri, mandando così esaurita la serata che lo vede in scena assieme ad amici come l’irrinunciabile Gemitaiz, Jake La Furia, Achille Lauro, Nitro, Vegas Jones e Pedar Poy. Rispetto a quelli chiamati a raccolta nell’ultimo album “Back home” manca Coez, ma c’è Priestess, una delle pochissime donne capaci di dire la sua in un mondo maschilista e, spesso, materialista come quello dell’hip-hop. «Sarà uno spettacolo molto rap, voglio che a creare l’atmosfera sia la tecnica delle mie canzoni. Con i concerti di questo tour intendo scavare dentro questi miei dieci anni di musica» assicura MadMan, al secolo Pierfrancesco Botrugno.
«Ai miei live arrivano ragazzi infuocati, che dei miei pezzi apprezzano la sincerità e l’onestà. Non mi sono mai venduto per quello che non sono, perché in questo mondo si sopravvive solo se si resta autentici. Per questo viene a sentirmi gente molto simile a me. Quando vado ai concerti impazzisco e voglio che questo succeda pure sotto al mio palco». Il valore aggiunto dello show è quello di “Trapano” (“Entro sul beat come un trapano / Lo spacco in due come un atomo / Senti le braccia che cadono / Le gambe che fanno Giacomo-Giacomo”), “Centro” e le altre hit dell’album “Back Home”, il terzo della sua carriera (quarto con “Kepler” realizzato in condominio con Gemitaiz), pubblicato lo scorso febbraio e arrivato al disco d’oro. «“Back Home” è un ritorno a casa, prima di tutto in senso letterale» ripete Pierfrancesco, 29 anni. «Negli ultimi due anni sono stato carico di lavoro. Le cose andavano bene e ho spinto al massimo, ma questo mi ha una po’ allontanato dalla vita reale e da casa, sia in senso figurato che materiale. Sono riuscito a prendermi una pausa e sono tornato in Puglia, ho ristretto i rapporti con i miei producer, e dopo un anno di lavoro è arrivato questo disco. È stato tutto molto naturale, volevo ritrovare una certa semplicità creativa».