
Giorgia
Assago (Milano), 7 marzo 2018 - Peso netto sgocciolato: 50 kg… di anima soul. Oggi e domani, ad Assago, ci pensa Giorgia a tirare fuori dal freezer i soffici sentimenti di “Come neve” per affidarli agli umori calienti del suo nuovo kolossal da Forum “Oronero live”, nobilitato dai suoni di una band che ha nel bassista Sonny Thompson, meglio conosciuto dai fans di Prince come Sonny T dei New Power Generation, nel batterista Mylious Johnson, e nel chitarrista Giorgio Secco i suoi riferimenti imprescindibili. Una maratona in bilico tra “Gocce di memoria” e “Credo” che Rtl 102.5 trasmette domani sera in radiovisione.
Il palco a pianta centrale è una sfida. Quali sono le fascinazioni e i rischi di una scelta del genere?
«Il palco centrale riesce a rendere un ambiente ampio come il palazzetto dello sport anche intimo quasi come un club perché si riducono le distanze e ci si guarda molto di più in faccia. La controindicazione è che io non mi fermo un attimo pur di raggiungere le persone a ogni lato del palco. Ma questo mi dà pure molta libertà».
Pure lei ha in scena un “Albero della vita”. Il significato è lo stesso di quello di Expo, della natura primigenia da cui nasce tutto?
«Io per indole sento molto l’appartenenza all’ambiente, alla terra e ho molto rispetto per il pianeta e le sue criticità da noi come specie, assai accentuate e in alcuni casi provocate, perciò mi è piaciuto avere sul palco un simbolo come l’albero che ci insegna come si possa rimanere stabili anche in tempesta coi piedi saldi a terra, le radici, ma la chioma spinta verso il cielo, come a dire materialità e spiritualità che la musica bene tocca nelle corde più profonde».
Nello spettacolo brillano i colori portati dalla timbalada di “Vivi davvero” e dalla brass band di “Tu mi porti su”. C’è qualche altra idea per vestire le sue canzoni a cui le piacerebbe mettere mano in futuro?
«Ho voluto sul palco due street band come Psycodrummers e Man In Brass Ensemble perché sono convinta che l’arte nasca in strada e suonare con loro è fantastico, poi ho tre gruppi di ballerini giovanissimi che portano grande entusiasmo, a livello di abito per le mie canzoni resto ancora innamorata dell’elettronica mista all’acustico, ma di esperimenti se ne potrebbero fare tanti, chissà».
“Marzo” e “Onde” riportano Alex Baroni. Sedici anni dopo quello strappo, la memoria è ancora forte?
«Chiunque abbia perso qualcuno di caro sa che nulla cambia nel tempo, s’impara a convivere con lo strappo, col buco nero, con la mancanza perché è una magia della vita quella di spingerti a vivere anche quando ti senti stremato dentro. Oggi per la prima volta riesco a cantare una sua canzone e lo trovo giusto perché i grandi artisti vanno sempre ricordati attraverso le loro opere».
Sempre parlando di memoria, ha detto sì al tributo a Pino Daniele al San Paolo del prossimo giugno. Cosa le piacerebbe cantare?
«Ho accettato perché penso che a Pino piacerebbe vedermi lì a testimoniare con gli altri il ricordo della sua grandezza, anche se al momento mi riesce difficile pensare di cantare un suo pezzo senza di lui».
Al Forum stasera duetterà probabilmente con Marco Mengoni. Com’è stato “scongelarvi” nel video di “Come neve”?
«È bellissimo collaborare con Marco perché cantare insieme ci ha emozionati ed ispirati, abbiamo iniziato timidi in studio poi non volevamo più smettere! D’altra parte, l’approccio al lavoro di Marco è molto simile al mio: ridiamo e scherziamo, ma quando c’è da lavorare si fa sul serio».
Nel bis omaggia le canzoni del ’98. Nel tour precedente lo faceva con quelle del ‘97. Questa formula del ventennale la diverte?
«Sì. L’ho fatto anche in un tour ancora precedente, mi piace fare questo tuffo in un passato che ha segnato momenti musicali importanti che con molti abbiamo condiviso, la memoria è preziosa”.
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