
Gli Smashing Pumpinks tra le band che hanno convinto di più in questa prima edizione del Parco della Musica
Parco della Musica Milano anno uno. Anzi, zero. "L’avevamo concepita come un’edizione di prova, con diversi punti interrogativi legati al fatto di creare uno spazio nuovo in una città per noi nuova, e, tenuto conto di tutto, è andata bene" assicura Gualtiero Sabatini, deus ex machina del progetto, manager pure dell’Unipol Arena di Casalecchio di Reno e direttore del Sequoie Music Park di Bologna, a proposito della rassegna conclusa mercoledì scorso dagli Smashing Pumpkins. "Le realtà interessate hanno risposto tutte molto bene. Il Comune di Segrate e i comitati di quartiere della frazione di Novegro ci hanno accolto a braccia aperte, l’estensione dell’orario della metropolitana ha funzionato alla perfezione, e pure la questione parcheggi, dopo un paio di spettacoli, è stata risolta al meglio. Questo lascia molto ben sperare per un’edizione 2026 finalmente a pieno regime".
Vale a dire?
"L’intenzione è quella di aumentare il numero degli spettacoli da 8 a 30-40 con relativo incremento di presenze che dalle 60 mila di quest’anno dovrebbero superare quota 200 mila".
Punti di forza?
"Al Sequoie Music Park di Bologna, dopo la prima edizione, fummo costretti a rivedere moltissime cose, compresa la posizione dello ‘stage’, mentre al Parco della Musica di Milano siamo abbastanza soddisfatti di tutto, a cominciare dalla collocazione dei due palchi modulabili che pure a livello logistico si sono rivelati particolarmente azzeccati. Grazie all’animo tecnologico dei milanesi, poi, la scelta di delegare la vendita di cibo e bevande completamente ai totem interattivi digitali s’è rivelata vincente, con un tempo medio d’acquisto di 30 secondi. Davvero molto basso".
Fra gli aspetti da rivedere c’è, forse, l’armonizzazione dei calendari.
"Anche se, operando a Milano Est, non veniamo toccati troppo dai concerti di San Siro, ospitare i Nine Inch Nails la stessa sera che all’Ippodromo La Maura suonavano i Linkin Park è stato un po’ limitante. E non a livello di trasporti, perché un test ha dimostrato che su tutta la rete della metropolitana non ci sono state interferenze fra i due pubblici, quanto per la scelta che parte degli spettatori si è vista costretta a dover compiere. Un maggior coordinamento l’anno prossimo non farebbe male di sicuro".
Quali spettacoli hanno funzionato di più?
"I sold out di Ozuna e Nine Inch Nails, tutto sommato, ce li aspettavamo, molto meno prevedibili i 5 mila spettatori richiamati da Kool &The Gang che sono andati davvero molto oltre le aspettative".
Lo show degli Who, invece, è rimasto sotto.
"Ed è un peccato, perché Daltrey e Townshend erano in gran forma e hanno fatto un concerto bellissimo. Il loro tour d’addio avrebbe meritato di più".
Ora il cartellone 2026 inizia da Caparezza.
"Ma in agenda abbiamo già un’altra decina di nomi, per lo più internazionali, che a breve cominceremo a svelare. Per lo show di ‘Capa’ del 15 luglio la prevendita è partita benissimo e siamo già in vista del sol-out, deciderà lui se raddoppiare la data o mantenere in cartellone un solo spettacolo".