DIEGO VINCENTI
Cultura e Spettacoli

Al Teatro Carcano la bisbetica secondo Shakespeare

In cartellone fino al 18 febbraio

La bisbetica domata per la regia di Andrea Chiodi

Milano, 7 febbraio 2018 - ​È la madre di tutte le fidanzate pazze che possiamo avere avuto nella nostra vita, Caterina. Bella, viziata, capricciosa, umorale. Impossibile non innamorarsene. Tutto gira intorno a lei ne “La bisbetica domata”, la più chiacchierata e misogina fra le commedie shakespeariane. Anche se fa bene chi ricorda come il Bardo si limitasse a mettere in scena caratteristiche (e difetti) della società in cui viveva. Spesso in modo sprezzante. Rimane testo affascinante. Con un monologo conclusivo quantomeno spigoloso, in cui la donna declama una specie di professione di obbedienza, con tanto di catalogo dei doveri coniugali.

Non facile portarlo in scena. E allora suona ancora più curiosa la scelta di Andrea Chiodi, che per la sua regia ha scelto un approccio strettamente filologico. Fedele ai precetti del teatro elisabettiano, il cast è di soli uomini. Caterina hai i bei tratti di Tindaro Granata, mentre nei panni di Petruccio si ritrova Angelo Di Genio. Il resto è da scoprire al Carcano, che da stasera propone “La bisbetica domata” coprodotta con LuganoInScena di Carmelo Rifici. Sul palco anche Ugo Fiore, Igor Horvat, Christian La Rosa, Walter Rizzuto, Rocco Schira e Massimiliano Zampetti. «Sono entrato dentro il testo grazie alla traduzione di Angela Demattè – spiega Chiodi –, perché per capire i pensieri di Shakespeare, non si può che appoggiarsi alle parole del testo, farle diventare vita e azione. E come sono queste parole? Le parole finali di Caterina sono terribili. L’ordine che propone insopportabile. Eppure suscitano un fascino ambiguo. Star davanti alla società umana, che è vita e dilemma, che può precipitare nel caos, può essere molto problematico. Il genio di Shakespeare ci fa sentire la tentazione di un ordine assoluto, definitivo. Il potere della parola coercitiva, anche se irragionevole».

La forza manipolatrice della parola. Se vogliamo anche la mancanza di purezza nei sentimenti di queste anime perse che giocano con l’amore e con i travestimenti. Ma che in realtà sembrano mosse dal semplice interesse. Sicuramente lo è Petruccio, che per la cospicua dote di famiglia si mette in testa di sedurre (e sposare) Caterina. Ossia la maggiore e più scontrosa delle due figlie di Battista Minola, senza corteggiatori al contrario della dolce sorella Bianca. Inutile dire che il progetto scatenerà una serie di raggiri e fraintendimenti. Prima del lieto fine. O di quel che ne rimane. Con la misteriosa Caterina ad accettare il potere maschile. O forse no?

Da stasera al 18 febbraio al Teatro Carcano. Biglietti da 25 euro, info: 02.55181377.