SERENA CURCI
Cronaca

La battaglia di Gino Cecchettin contro i femminicidi arriva a Milano: “Ho fiducia nelle nuove generazioni”

Il papà di Giulia, che oggi avrebbe compiuto 24 anni, sarà ospite al Festival dei diritti umani. Il titolo dell’incontro dice tutto: “C’è ancora bisogno di fare rumore”

Gino Cecchettin e, sullo sfondo, l'immagine della figlia uccisa dall'ex fidanzato Filippo Turetta

Gino Cecchettin e, sullo sfondo, l'immagine della figlia uccisa dall'ex fidanzato Filippo Turetta

Giulia avrebbe compiuto 24 anni oggi. “È un giorno intriso di dolore. Non è più festeggiamento, bensì ricordo», dice papà Gino Cecchettin agli studenti dell’università di Padova: “Ma quel dolore che mi accompagna è lo stesso che mi ha dato la possibilità di dar vita a una Fondazione che porta il nome di Giulia”. Sui social, la tenerezza di un padre che dall’11 novembre 2023 vive per sé e per la figlia trucidata dall’ex fidanzato: “Buon compleanno amore”. Elena, la sorella di Giulia, si affida alle parole di Edwin Rosen – “Quando tutto brucia per te / Sì, forse anche io” – e firma questa dedica: “Oggi avresti compiuto gli anni che avevo io quando ti ho persa per sempre”. “L’inclusione sociale e la lotta contro la violenza di genere sono i grandi fenomeni di una società in costante evoluzione”, spiega Gino Cecchettin, che mercoledì salirà sul palco del Festival dei diritti umani di Milano per raccontare come un cambiamento sociale e culturale sia possibile e necessario. Titolo dell’incontro: “C’è ancora bisogno di fare rumore”.

Cecchettin, perché le parole “diritti” o “patriarcato” creano ancora sdegno e divisioni?

“Ci sono tanti fattori da considerare: il primo è la paura. C’è chi crede che raggiungere una maggiore equità sociale sottragga loro potere, ma bisogna sempre ricordarsi che quando i diritti riguardano poche persone si chiamano privilegi. Ma c’è un secondo aspetto: parole come ‘patriarcato’ ma anche ‘educazione sessuale’ incutono timore perché non se ne studia il significato intrinseco. Va scavalcato il muro di convinzioni che noi stessi abbiamo costruito per abbracciare nuovi vocaboli in grado di arricchire e migliorare la nostra vita e quella di chi ci circonda”.

Lei si è esposto molto in materia di diritti: c’è chi l’ha supportata, ma non sono mancati gli insulti social. Perché sono le vittime a essere denigrate?

“Non so darmi una spiegazione ma cerco di non prestare attenzione alle critiche che ricevo. Mi sono reso conto che più si parla di diritti più aumentano le chiamate ai centri antiviolenza o le denunce in caserma: questi dati non sono semplici numeri, ma vite umane. Io ho dovuto imparare a mie spese il valore di una vita”. Ha chiesto a musicisti e case discografiche di porre un freno ai brani con contenuti sessisti. La musica può aiutare a educare le nuove generazioni? “La figura del musicista ribelle ha sempre avuto un grande fascino tra gli adolescenti: è un modello saldamente ancorato nell’immaginario comune. Una volta adulti, però, si dovrebbe realizzare che sono le relazioni sane e rispettose a fare la differenza nella vita di ognuno di noi. Sono tanti anche gli artisti che, crescendo, hanno abbandonato stili di vita sregolati e ai confini della legalità. Penso che la musica debba farsi portatrice di messaggi importanti: può essere un mezzo per raccontare il disagio sociale, mai uno strumento per diffondere odio e sopraffazione”.

Nel libro “Cara Giulia“ scrive “Anche noi genitori possiamo imparare dai nostri figli”. Cosa sente di aver appreso da loro?

“Sono stati loro i miei veri educatori. Grazie a Elena ho abbracciato e compreso l’importanza dei diritti sociali, mentre da Giulia ho imparato a cogliere il bello e il positivo anche dai momenti negativi e difficili. Mio figlio Davide, invece, mi ha dimostrato che si può essere uomini senza aderire agli stereotipi diffusi dalla cultura patriarcale”.

La strada verso una società più equa è ancora lontana?

“Il mondo muta velocemente e penso che ormai certe logiche o dinamiche sessiste si adattino con maggiore difficoltà alla contemporaneità. Credo che si sia messo in moto un importante cambiamento sociale e che questo processo sia irreversibile: ho molta fiducia nelle nuove generazioni”.