ANNAMARIA LAZZARI
Cronaca

Milanesi ostaggio del rumore: dai cantieri alla malamovida. E sui mezzi regnano gli incivili con smartphone a tutto volume

Viaggio nella città mai in silenzio: dalla musica sulla 90 ai vivavoce nelle sale d’attesa. E in metro è ormai impossibile non incrociare qualche utilizzatore molesto della tecnologia

Anche l’ascolto dei messaggi vocali è spesso “condiviso“ sui mezzi (Foto Canella)

Anche l’ascolto dei messaggi vocali è spesso “condiviso“ sui mezzi (Foto Canella)

Milano – Cittadini immersi sempre più in una selva sonora molesta. Come se non bastassero il rumore antropico, il traffico intenso, i clacson rabbiosi, i martelli pneumatici dei cantieri e lo sferragliare in curva dei tram, da un po’ di anni, da quando gli smartphone sono nelle mani di tutti, si è aggiunta una nuova fattispecie di inquinamento acustico: l’uso barbarico del vivavoce, rigorosamente senza auricolare.

Non c’è luogo pubblico che non sia infestato dalla presenza di una minoranza urticante impegnata non solo a videochiamare o ad ascoltare vocali ma anche a vedere la carrellata di video sui social a tutto volume, come se si trovasse sola in casa sua e non in mezzo ad altri estranei. Non ci sono spazi franchi se non gli aerei (ma per quanto?). Non si salvano le panchine dei parchi e neppure, persino, le sale d’attesa degli ospedali, un tempo oasi di silenzio nel frastuono metropolitano. Ma il fenomeno è diventato debordante sui mezzi pubblici. Sui treni anzitutto, come sanno bene i pendolari.

Ma anche sui mezzi urbani di superficie – con linee, come il bus della 95 o il filobus della 90/91, più bersagliate di altre, secondo la valutazione empirica di chi scrive - e in metropolitana è diventato pressoché impossibile concentrarsi nella lettura di un libro o dello schermo del proprio telefono, senza incrociare qualcuno che faccia un uso incivile della tecnologia cicalante.

Eppure c’è un regolamento dell’Atm che recita chiaro: "È vietato schiamazzare, parlare ad alta voce al telefono o comunque tenere un atteggiamento scorretto che possa disturbare gli altri viaggiatori. È vietato l’uso di radio e di altri dispositivi di riproduzione audio portatili, salvo che siano usati con gli appositi auricolari". La violazione della disposizione è sanzionabile nei termini di legge. Ma l’accertamento in questo caso, a differenza dei titoli di viaggio, non è di competenza dei controllori dell’Atm ma delle forze dell’ordine che, ragionevolmente, hanno cose più urgenti da fare che multare i “rumoristi“. Così gli inviti a non dar fastidio cadono spesso nel vuoto e la battaglia contro la molestia sonora persa in partenza.

Problema ancor più di vecchia data quello del livello notturno di decibel nelle zone della movida che non fa dormire i residenti. Una questione annosa (non sono mancati gli strascichi legali) a cui Palazzo Marino ha cercato di porre rimedio con l’ordinanza che per tutta l’estate (e oltre: fino al 4 novembre) impone nelle maxi-aree più calde della vita notturna la chiusura anticipata dei dehors alle 2 nel weekend (all’1 nei giorni feriali) e lo stop all’asporto alcolico dopo mezzanotte.

«Ma la delibera – afferma Elena Montafia, portavoce del Comitato Lazzaretto (e del comitato MilaNoDegrado e Malamovida) - non può avere effetto sul rumore, che è dato principalmente dal gran numero di persone riversate in strada. Si sono limitati ad individuare limitazioni orarie, senza incidere sulla modalità di utilizzo dello spazio pubblico, senza prevedere un sistema di misurazione del rumore e un insieme di interventi mirati in caso di esubero".

Che il provvedimento sia "insufficiente" lo dice pure Gabriella Valassina, storica portavoce del Comitato dei Navigli. "La situazione sui Navigli è sempre peggio: al rumore antropico si è aggiunto pure l’uso di amplificatori esterni in alcuni dehors. Il vero peccato originale però è stato l’aumento spropositato di locali e ristoranti che, a partire da una ventina di anni fa, in nome di un concetto distorto di liberalizzazione, ha fatto sparire atelier artistici, botteghe artigiane ed esercizi di vicinato che rendevano così peculiare quest’area. Si sarebbe dovuto contingentare il numero di pubblici esercizi tanti anni fa. Adesso è tardi. La giunta attuale non può fare miracoli…".