
I l presidio organizzato dal Sicet e dal comitato “Abitare in via Padova“ davanti allo stabile del civico 76
Milano – Per ora è tutto rinviato all’11 settembre, ma l’incubo dello sfratto non è cancellato. Quattro mesi di tempo per ripensare la propria vita, organizzarsi e non sradicare i bambini dalla scuola del Trotter. Si sono mobilitati in tanti per la famiglia di quattro persone (mamma, papà e due bambini) che abita nello stabile di via Padova 76, la cui abitazione - dove vive da dieci anni con un contratto mai registrato - è stata acquistata da una società immobiliare che ha recapitato la lettera di sfratto.
Un centinaio le persone che nella mattinata di ieri hanno portato la loro solidarietà al presidio, sostenuto dal Sicet, sotto l’edificio al centro della disputa. Presidio dal quale sono passati anche rappresentanti delle istituzioni. Una partecipazione che è andata anche al di là delle aspettative del comitato “Abitare in via Padova“, anche perché ci sono decine di altre famiglie nella stessa situazione.
Segno della trasformazione che sta travolgendo questa zona della città, un tempo ritenuta off limits, oggi invece - complici alcuni interventi di riqualificazione, realizzati o in programma (come piazzale Loreto) e il lavoro delle realtà di quartiere - diventata appetibile per il mercato immobiliare. Una metamorfosi che ha fatto lievitare i prezzi e quello che vent’anni fa si poteva comprare con 30mila euro - magari in un’asta fallimentare - ora costa 5 volte tanto.
La famiglia che vive al civico 76 per la quale si sono mobilitati i cittadini è rimasta incastrata proprio in questo meccanismo di gentrificazione tipico. “Non è certo un caso isolato - dice Dino Barra, del comitato Abitare in via Padova - l’espulsione di cittadini provocata dalle logiche immobiliare sta diventando endemica in questa zona. Ci troviamo nella situazione paradossale che l’impegno per migliorare il quartiere che abbiamo messo in campo da anni si è trasformato in un assist per società e speculatori immobiliari. Tante famiglie sono già state costrette a trasferirsi, anche nell’hinterland, e si trovano a fare i pendolari per mantenere i figli alla scuola del Trotter, che con la sua rete di relazioni e programmi inclusivi, è un punto di riferimento”. Oltre al rinvio dello sfratto, la mobilitazione ha portato anche all’apertura della possibilità di una soluzione ponte in una casa popolare o in un alloggio temporaneo messo a disposizione dal Comune.