Vaprio d’Adda, mamma inferocita per la punizione al figlio: tira i capelli alla prof e minaccia di morte la preside

L’aggressione alla scuola media dell’istituto comprensivo “Armando Diaz”. La dirigente Ciccarelli ha denunciato la donna (che ora rischia il processo)

L'istituto comprensivo ‘Armando Diaz’ di Vaprio

L'istituto comprensivo ‘Armando Diaz’ di Vaprio

Vapdio d’Adda (Milano) – Tira i capelli alla prof “colpevole” di aver inflitto al figlio un provvedimento disciplinare che lei, d’acchito, aveva scambiato per una sospensione. Ma questo è solo il primo round andato in scena alle medie del comprensivo ‘Armando Diaz’ di Vaprio, meno di 10mila anime nell’hinterland milanese, teatro dell’episodio.

Il secondo, il giorno dopo, quando la mamma che ha aggredito l’insegnante è stata chiamata dalla preside Regina Ciccarelli per chiarire l’episodio. La donna che si è presentata all’appuntamento pacificatore con il marito, avrebbe finito per minacciare di morte la dirigente, che a quel punto ha sporto denuncia. Ora i genitori, di origine tunisina, dovranno rispondere di ingiurie e percosse. Al centro della vicenda la punizione educativa, così hanno ricostruito i carabinieri chiamati dall’istituto.

Lo studente, che avrebbe qualche problema di rispetto dei beni collettivi, era stato invitato a riordinare l’aula e alcuni spazi comuni. Una sorta di contrappasso per episodi di intemperanza, una scelta che la madre però non ha digerito. Ora per lei, il figlio e il consorte si aprono diversi scenari. Il ritiro della querela magari dopo le scuse e un chiarimento, oppure, il processo. A meno che il ragazzo non venga espulso e allora sarebbe costretto a cambiare scuola. Valutazioni che spettano alle parti offese. La docente, per fortuna, non ha avuto bisogno di ricorrere a cure mediche, ma l’episodio allunga la (brutta) lista delle spedizioni contro i professori da parte dei parenti degli allievi. Un fenomeno che preoccupa.

Il ministero dell’Istruzione sta valutando la possibilità di chiedere un indennizzo ai genitori violenti, i casi sono aumentati del 111%, segno del "deterioramento del rapporto scuola-famiglia". Lo Stato si costituirebbe così parte civile nei processi contro mamme e papà assalitori, alla base della svolta, la considerazione "dell’istituzione scolastica come parte lesa in casi simili e il danno d’immagine subito". Potrebbe arrivare una norma che prevede la presunzione di danno reputazionale, semplificando il processo di risarcimento, con i fondi destinati direttamente alla scuola colpita. Calano invece gli attacchi per mano dei ragazzi, -11%, anche se ci sono stati fatti gravi come quello del 17enne che, a febbraio, all’Enaip di Varese ha accoltellato l’insegnante.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro