BARBARA CALDEROLA
Cronaca

Uso improprio del nome PizzAut: "Solo un entusiasmo maldestro"

Arriva da Cassina de’ Pecchi l’appello di Nico Acampora: "Vogliamo crescere, ma senza fughe in avanti"

"C’è chi usa il nome di PizzAut anche negli appalti per spazi esterni, ma non ha niente a che fare con noi". Notorietà e successo dell’impresa che dà lavoro a giovani autistici a Cassina e Monza "suscitano entusiasmo qualche volta maldestro - dice il fondatore Nico Acampora -. Capisco la voglia di tante famiglie di replicare il modello, è anche la nostra per il bene dei ragazzi, ma il progetto del franchising è complesso e richiede tempo. Nell’attesa c’è chi prende in prestito il nostro nome per raccolte fondi o iniziative delle quali non sappiamo assolutamente nulla. Chiedo a tutti rispetto". C’è anche un problema legale, "il marchio è registrato sia in Italia che in Europa, ma sappiamo che chi l’ha speso senza averne titolo, l’ha fatto a fin di bene". Nessuna conseguenza, per ora, piuttosto, "una riflessione sull’ampliamento dell’esperienza. Abbiamo tante realtà che ci hanno chiesto aiuto per aprire locali sulla falsariga dei nostri e con tutti abbiamo condiviso il percorso. Diverso è il caso di chi fa fughe in avanti senza interpellarci". Il papà delle pizzerie riceve richieste continue "da tutto il Paese e dal resto del continente, ma non voglio che la catena si sviluppi troppo velocemente e in modo poco attento ai nostri lavoratori – spiega -. Preferisco fare meno, ma fare bene. Servono forze, risorse, la nascita di un ristorante implica grande organizzazione". Occorre "uno studio su tutto. La logistica, le cucine senza perdere di vista l’obiettivo, il cuore del piano: l’inclusione, il posto fisso per i nostri figli. Quando penso a loro vorrei aprire subito altre attività, ma entusiasmo e buona volontà non bastano". Oggi, nell’hinterland e Brianza sono in 35 i giovani coinvolti nell’iniziativa, ma a fine anno "altri 12 entreranno in formazione". Il numero cresce e anche "le aspettative di tanti genitori che aspirano all’autonomia per i propri figli, a vederli realizzati con gli stessi diritti degli altri. Un sogno che vogliamo trasformare in realtà per tanti di loro. Ma nel modo giusto". Non c’è solo il filone diretto, "ma anche quelli indiretto: i nostri partner, Toys e Coop Italia hanno assunto persone autistiche, la nostra presenza serve a contaminare la filiera. E le risposte arrivano".