Urbanistica sotto inchiesta. I tecnici: a noi scudo penale: "Responsabilità politiche. Non ci basta l’avvocato"

Nel limbo 140 dipendenti: vertenza in Prefettura, dialogo col Comune o sciopero "Va bene l’assistenza legale per gli indagati ma servono protezioni più ampie". Le prime risposte e le richieste in sospeso. Il 30 aprile sindacati in presidio.

di Andrea Gianni

MILANO

La partita negli uffici di Palazzo Marino è in una fase delicata, perché è in gioco il destino dei dipendenti del settore Urbanistica travolto della inchieste della Procura di Milano su decine di progetti di rigenerazione urbana. Il congelamento dello stato d’agitazione o, al contrario, future azioni di protesta che potrebbero portare anche a uno sciopero, è legato alla richiesta al Comune di una soluzione per proteggere i dipendenti dalle conseguenze penali dovute all’applicazione di direttive arrivate dall’alto. Una tutela ampia per "consentire di lavorare serenamente", che vada oltre l’assistenza legale gratuita già messa in campo dal Comune per tecnici e dirigenti finora indagati per i presunti abusi edilizi, con meccanismi tutti da stabilire per sgravare i dipendenti, soprattutto quelli dei livelli più bassi, da responsabilità sui progetti che potrebbero finire al centro di nuove inchieste.

Si è svolto nei giorni scorsi un incontro in Prefettura fra il Comune, la Rsu e i sindacati Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl e Csa che, su mandato unanime dei dipendenti riuniti in assemblea lo scorso 10 aprile, avevano aperto proprio su questi temi lo stato d’agitazione, denunciando una situazione "drammatica" per chi si è trovato iscritto sul registro degli indagati e per chi teme di finirci. Il Comune, secondo fonti sindacali, durante l’incontro avrebbe fornito alcune "risposte positive" sulle questioni sollevate. La Prefettura ha chiesto di congelare lo stato d’agitazione, e i circa 140 dipendenti dell’Urbanistica torneranno a riunirsi in assemblea, probabilmente dopo il ponte del Primo maggio. Un passaggio sindacale che potrebbe portare all’apertura di un nuovo dialogo con il Comune o a una rottura, con azioni di protesta ancora tutte da definire. Il nodo da sciogliere è quello della protezione dei dipendenti dalle responsabilità penali legate a future inchieste, mentre si attende il chiarimento normativo ancora allo studio del Governo che potrebbe dirimere una situazione "ingarbugliata", dove si incrociano piani comunali, nazionali e regionali, che sta mettendo in discussione quella rigenerazione urbana presentata per anni come la soluzione per riconvertire aree dismesse e costruire evitando consumo di suolo. Progetti approvati come ristrutturazioni che invece, secondo i pm, sono nuove costruzioni, con un corollario di presunte irregolarità legate a piano attuativo, oneri di urbanizzazione e altri aspetti finiti anche sotto la lente della Corte dei Conti.

"I colleghi hanno operato seguendo come linea guida il Pgt – spiega Stefano Mansi, sindacalista Usi e dipendente dell’Urbanistica – e applicando le norme. Per questo le responsabilità penali devono essere solo politiche, non vanno scaricate su chi lavora rispettando delle precise direttive che per anni non sono state messi in discussione". La spinosa questione dell’urbanistica si innesta in un clima teso fra sindacati e Comune, con vertenze che riguardano la polizia locale, i tagli del personale, il nodo irrisolto del ticket pasto. La protesta sfocerà in un presidio, il 30 aprile, organizzato dai sindacati davanti a Palazzo Marino. Tra le richieste un "piano straordinario delle assunzioni per tornare alla soglia minima di 15mila dipendenti", perché nell’arco di sei anni "abbiamo perso 1.160 colleghi" arrivando al record negativo di circa 13mila dipendenti.

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