ROBERTA RAMPINI
Cronaca

Uccise due donne al casello dell’A4. Assolto per incapacità d’intendere

Sarà chiuso in una Rems per due anni e poi il suo caso sarà rivalutato. "Determinante la psicosi paranoide"

Uccise due donne al casello dell’A4. Assolto per incapacità d’intendere

Uccise due donne al casello dell’A4. Assolto per incapacità d’intendere

È stato assolto dall’accusa di omicidio stradale per totale capacità di intendere di volere Amine Mohamed El Mir, il 39enne italiano di origine marocchina, che nella notte tra il 17 e 18 febbraio 2022, alla barriera autostradale Ghisolfa della A4 Milano-Torino, è piombato a velocità sostenuta e senza frenare sulla Lancia Musa con a bordo due donne, Laura Amato, 54 anni, e Claudia Turconi, 59 anni, morte nello schianto. Lo ha stabilito il gup di Milano Tommaso Perna nel processo con rito abbreviato che ha disposto, data la pericolosità sociale dell’uomo, la misura di sicurezza in una Rems (Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza) per due anni. Misura che sarà rivalutata tra due anni e che proseguirà nel caso l’uomo sia ancora ritenuto pericoloso. A fine giugno 2023 la gip Ileana Ramundo aveva disposto un supplemento di perizia psichiatrica nominando l’esperto Marco Lagazzi, dopo che da un precedente accertamento, sempre deciso dal giudice e affidato allo psichiatra Raniero Rossetti, era emerso il vizio totale di mente. Era stato accertato nella relazione che l’uomo soffre di una psicosi paranoide con crisi "da fine del mondo". Le ulteriori analisi psichiatrico-forensi avevano confermato gli esiti del primo accertamento.

Secondo la perizia sul comportamento del 39enne – già sottoposto a misura di sicurezza (prima in un ospedale e poi in una comunità) nell’inchiesta del pm Paolo Filippini e della polizia stradale di Novara – quella notte determinante fu quel disturbo psicotico di cui soffre da anni. Non sarebbero stati quindi né l’hashish né le benzodiazepine, sostanze a cui l’italo-marocchino risultò positivo durante i controlli successivi al fermo, a comprometterne le facoltà mentali. Malgrado i suoi disturbi già accertati, il 39enne aveva ancora la patente valida. Era stato anche dichiarato incapace di intendere e di volere in passato in un procedimento per rapina, lesioni e violenza privata, ma non gli era stata tolta la patente. Quella notte, stando alle indagini, l’auto del 39enne viaggiava a quasi 150 chilometri orari. Prima dello schianto mortale gli erano state somministrate all’ospedale di Gallarate alcune gocce di un farmaco con benzodiazepine. Poco dopo l’uomo si era allontanato dal pronto soccorso e aveva ripreso la macchina. Si era fermato in una piazzola di sosta e poi aveva ripreso a guidare fino allo schianto.

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