Sogna una Milano che sia "meno svizzera e più mediterranea". Dove i ragazzi non passino solo le giornate a studiare ma si concedano del tempo libero che è "un valore", dice Alessandro Gullo, preside dell’istituto Allende-Custodi che ospita, in via Dini, un liceo scientifico e un tecnico. Gli stravolgimenti del mondo post-Covid, secondo il dirigente scolastico 59enne, dovrebbero tramutarsi in occasione per ripensare la scuola. Parola di uno che l’ha vissuta attraverso tante sfaccettature - nel passato è stato preside del blasonato classico Berchet in pieno centro e del professionale Kandinsky al Gratosoglio, oltre che insegnante. Gullo ha avuto una prima fase professionale, fuori dalle aule: tra i 16 ai 23 anni è stato pallavolista a Catania dove è nato, arrivando fino alle serie B. Poi, dopo aver smesso di schiacciare, negli anni ‘90 è stata una firma di quello sport per il Corriere della Sera. "A dimostrazione che le passioni possano anche diventare un trampolino di lancio professionale" dice. Ha anche tre lauree: in Scienze sportive, Storia e Giurisprudenza.
Preside Gullo, qual è il suo piano di rientro a settembre?
"Dovremo cercare a tutti i costi di tornare alla didattica in presenza, imprescindibile per la missione educativa della scuola. Non sarà però semplice. Molto dipenderà dall’evoluzione del quadro dei contagi ma la situazione è imprevedibile. Detto questo, a settembre la scuola non avrà bisogno solo di nuovi spazi. Sarebbe questo il periodo giusto per rimettere in discussione il modello scolastico milanese, soprattutto per i licei".
Cosa c’è che non va?
"I ragazzi avrebbero bisogno, oltre che di studiare, di fare attività sociale, sport, musica. Il problema è che tutto ciò è incompatibile con un’organizzazione delle attività “totale” che prevede per i giovani fino a sei ore al mattino in aula e anche sette ore di studio, dal pomeriggio in avanti, di ogni materia, dal momento che ciascuna si reputa la più rilevante. Una situazione che interessa anche le vacanze natalizie. Dovrebbe essere periodo di “stacco” e invece lo si trascorre facendo i compiti. I maturandi durante i colloqui dell’esame mi hanno raccontato che il lockdown non avesse stravolto le loro vite: “Ho passato comunque la giornata chino sui libri in cameretta” mi hanno detto, come se la loro reclusione fosse una condizione perenne. Mi pare fuori dal mondo. Poi non dobbiamo stupirci se cercano una via di fuga col cellulare o attraverso la droga, più diffusa fra gli adolescenti di quanto si creda".
Lei è un nostalgico degli oratori, dei cortili, dei campi in terra battuta, dei muretti?
"Abbiamo imparato lì i valori della nostra vita. E stretto amicizie che nel mio caso durano da oltre 40 anni. Il tempo libero è un valore".
Anche la scuola funzionava meglio?
"Ai miei tempi, quando frequentavo il liceo scientifico, ogni anno aveva uno scoglio: al primo matematica, al secondo scienze e al terzo fisica. Con la riforma dei licei (nel 2010 ndr) gli studenti si ritrovano tutti questi ostacoli al primo anno. Se non si dimostrano adatti a certi ritmi prima vengono puniti con il voto 1 e poi non vengono promossi. Il numero dei bocciati fra i licei al primo anno è infatti “mostruoso”. Il fatto è che non tutti i talenti sbocciano subito. C’è a chi succede all’ultimo anno o addirittura all’università".
Annamaria Lazzari